GROTTAMMARE – Nel giugno dello scorso anno forti e persistenti piogge fanno franare il costone millenario sovrastante il parcheggio del Paese alto. Se ne è parlato sui giornali, ovviamente in consiglio comunale dove si è deciso di non agire soltanto con un’opera “tappabuchi” da 100 mila euro , ma di bonificare l’area e di metterla in sicurezza una volta per tutte, per una spesa di circa un milione di euro.

La prima fase dei lavori è conclusa, sono stati rimossi 14 mila metri cubi di terra. A breve, dopo Pasqua, approssimativamente il 10 aprile, si partirà con il secondo stralcio di lavori. Sono 180 le ditte che hanno presentato la richiesta, visto che il costo dei lavori è minore a 500 mila euro, ne sono state estratte 5 e queste sono state inserite nell’elenco delle ditte che saranno invitate alla gara.

Si torna ora a parlare della frana, in occasione della presentazione del bilancio 2010, per la serie di controsensi in cui è incappato il Comune di Grottammare, situazione che il sindaco Merli espone in maniera minuziosa «in quanto voglio che entri a far parte di un documento del nostro ente prima di dargli ampia pubblicità. Infatti mi ripropongo di diffonderla pubblicamente in quanto vi è, a mio avviso, una mancata conoscenza generale di quelle che sono le storture del sistema e del ridicolo in cui finiamo tutti quanti».

Così ricostruita la vicenda: sono stati sollecitati ed eseguiti i sopralluoghi della Regione, che ha chiesto lo stato di calamità naturale. I tecnici del Ministero e della Regione hanno convenuto che effettivamente vi erano le condizioni per arrivare alla dichiarazione di calamità naturale e l’hanno proposta alla firma di un decreto governativo. Il decreto però non c’è stato e non sono arrivate risorse. L’amministrazione ha così deciso di bonificare lo stesso l’area, a spese comunali e rinunciando quindi agli stanziamenti, richiedendo però che venisse lo stesso riconosciuto lo stato di calamità naturale per evitare che le spese per questo intervento finissero per essere calcolate nel patto di stabilità (che limita la possibilità di spesa corrente pur se i fondi sono disponibili).

«Nonostante quindi l’emanazione di questo decreto – spiega Merli – sarebbe stata a costo zero, il decreto non è stato firmato e quindi ci siamo ritrovati a dover fare un intervento comunque, con grande senso di responsabilità, a totale carico della cittadinanza e con inserimento nel patto di stabilità. E qui siamo già al ridicolo, anche perché ogni giorno organi governativi della Protezione Civile appaiono sui mezzi di telecomunicazione accusando gli enti locali del dissesto idrogeologico che quotidianamente mette in ginocchio l’Italia».

Ma non è fnita. «Se fino a qui eravamo nel ridicolo – continua Merli – quanto è successo dopo è surreale». L’intervento di risanamento, infatti, non solo è a completo carico della comunità grottammarese ma, essendo inserito nel patto di sabilità, è soggetto all’Iva: «dobbiamo quindi anche dare allo Stato il 20% dell’ammontare dei lavori. Abbiamo così fatto un interpello all’Ufficio regionale delle Entrate e la risposta è stata la stessa. Anzi, nella seconda risposta da parte del Direttore Generale dell’Ufficio Regionale delle Entrate c’era un po’ di derisione nei confronti del nostro interpello, come a dire “ma non sapete leggere la prima risposta?”. In conclusione quindi mi viene da pensare: ma in quale organizzazione statale siamo finiti? L’Italia è la sesta o settima potenza industriale o invece è la “repubblica delle banane” dove ognuno la mattina si alza e pensa ai propri affari?».

Oltre al danno, quindi anche la beffa.

L’amministrazione comunque non si è fermata ed ha ottenuto, attraverso dei bandi, i finanziamenti necessari all’opera e il prospetto vede per il 2010 degli investimenti comunali pari a 11 milioni e 700 mila euro, di cui a mutuo solo meno di 2 milioni di euro. «È il nostro piccolo tentativo di non essere soltanto vicini a chi è veramente disperato, ma di provare a rilanciare anche una asfittica economia locale attraverso gli  investimenti pubblici».