dal settimanale Riviera Oggi numero 810

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dino Morganti è nato a Porto d’Ascoli il sette febbraio 1940. Sposato con Grazialina Fazzini, ha avuto tre figli, Fabio, Maria Rita e Daniele che è entrato nell’azienda familiare di materiali per sollevamento in via Esino, nel cuore della vecchia Porto d’Ascoli. Dal fisico asciutto e lo sguardo diretto Morganti, prima che sambenedettese, si considera un figlio di questa periferia a sud della città. Ama parlare chiaro e schietto e non lesina critiche per quel “Palazzo”, anche se amico da tempo immemore dell’attuale sindaco Giovanni Gaspari, che considera troppo lontano dai problemi di una frazione che da sola conta quasi ventimila abitanti.
Problemi come quello di non avere un punto di ritrovo.
«Non è mai esistito un locale pubblico dove noi cittadini ci si possa ritrovare per discutere i problemi della nostra zona o semplicemente socializzare. Siamo sempre costretti ad essere ospiti di qualcuno, delle parrocchie Cristo Re o SS. Annunziata. Ora speriamo che con la riapertura di Palazzo Mari, conosciuto come il palazzo di via Turati, ci sia lo spazio disponibile per una sala a disposizione di noi cittadini».
Palazzo che lei, ed alcuni altri, salvaste dalla demolizione.
«Palazzo Mari era stato costruito da un signore ascolano che ne fece poi dono al Comune. Successivamente diventò scuola elementare. Con l’avvento della Giunta Perazzoli si decise di abbatterlo. Ma siccome è l’unico edificio diciamo storico di Porto d’Ascoli, insieme al Vannicola in via Mare, io e alcuni altri cittadini ci opponemmo strenuamente a questa decisione. Mi ricordo che riuscimmo a bloccare le cariche di esplosivo che erano state già sistemate alle colonne portanti grazie anche ad un esposto alla Soprintendenza per i Beni Architettonici che riconobbe la fondatezza del nostro intervento. Per quasi vent’anni è rimasto una cattedrale nel deserto ma fra poco, anche se grazie ad un accordo con i privati, verrà restituito alla città con servizi quali l’Anagrafe e i Vigili Urbani sperando che il Comune si decida ad aumentare il numero di quest’ultimi attualmente assolutamente insufficiente per la nostra periferia».
Ma non è solo questo a preoccupare Morganti, vero?
«Io so, perché ce lo riferiscono ogni estate molti turisti, che il depuratore idrico della Sentina continua ad emanare cattivi odori. Non so se è per la pochezza degli additivi che vengono messi o altro ma il problema esigerebbe finalmente un pronto intervento»
E poi c’è il problema delle piazze, vero Morganti?
«Non abbiamo neanche una piazza vera e propria. Quella di via IV Novembre, o Cristo Re, è una colata di cemento fredda ed anonima che nessuno frequenta se non di rado. Ed anche i suoi parcheggi non sono adeguati visto che basta una cerimonia religiosa tipo un matrimonio per esaurire in un lampo tutti i posti macchina a disposizione».
Tuttavia il Comune sembra aver avviato una decisa azione con lavori da eseguire proprio in diverse zone a Porto d’Ascoli.
«Ora aspettiamo di vederli nel concreto. Ma ci sono opere, come il sottopassaggio di via Pasubio, che aspettano da anni una soluzione. Pensiamo all’inquinamento che si produce ogni qualvolta vengono abbassate le sbarre, parliamo di almeno una decina di volte al giorno. Molti automobilisti non spengono la macchina lasciando il motore acceso. Spesso la fila in attesa si allunga fino ad arrivare a due passi dall’incrocio con la Salaria. Perché, come si fa a San Benedetto, non mettere una centralina di controllo dello smog anche a Porto d’Ascoli? In via Piave, poco prima che inizi via Pasubio, c’è una fermata dell’autobus che non fa che rallentare il traffico in quel posto particolarmente sensibile vista la vicinanza con il semaforo dell’incrocio con via Turati. Perché non spostarla ad esempio in piazza Setti Carraro dove la manovra di carico e scarico di persone potrebbe essere fatta con molta più sicurezza e senza intralcio?».
Come è cambiata Porto d’Ascoli negli anni?
« Si è ingrandita in modo esponenziale ma con a disposizione servizi pubblici che risalgono agli anni cinquanta. Per fare qualsiasi documento dobbiamo recarci in città. Ora anche per una semplice carta di identità visto che la macchina a disposizione del distaccamento d’Anagrafe si è rotta e non è stata ancora riparata. Non è mia intenzione fare polemica ad ogni costo ma vorrei ricordare, ad esempio, che molti sindaci passati e presente venivano da questa periferia»
Come è nata la sua amicizia con Giovanni Gaspari?
«Risale ai tempi in cui suo padre aveva un bar vicino a casa mia. Tutt’ora ricevo spesso la sua visita, il padre viene in azienda per scambiare quattro chiacchiere».
Come sindaco come lo giudica?
«Giovanni è una persona molto seria con un gran senso del dovere. Purtroppo mi sembra che all’interno della sua coalizione, specie negli ultimi tempi, abbia sempre avuto una certa difficoltà a mettere in pratica quanto vorrebbe e di questo ne sono dispiaciuto anche se, ripeto, non abbiamo le stesse convinzioni politiche».