SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Dopo innumerevoli indiscrezioni e proposte di utilizzo di parte del territorio della Riserva Sentina, alcune delle quali assurde (centrale nucleare) e altre non compatibili con lo status di area protetta, finalmente viene proposto un progetto condivisibile sia dal punto di vista di sostenibilità ambientale che di valenza sociale e turistica». Lo afferma il presidente dell’ente gestore della Riserva, Pietro D’Angelo, a proposito dell’idea ribadita pubblicamente da Legambiente.
Un centro di ippoterapia
, non limitato solo alla riabilitazione di persone con disagio psico-motorio, ma polivalente anche con una spiccata vocazione ludico-ricreativa.
D’Angelo la vede così: «Immagino un luogo posto in prossimità del principale accesso sud della Riserva, ossia nelle vicinanze del futuro sottopasso San Giovanni, dove sarà possibile lasciare la propria vettura e cambiare mezzo di locomozione (bicicletta o cavallo). In merito a ciò, il Piano di Gestione che il Comitato di Indirizzo della Riserva sta predisponendo e ha intenzione di adottare entro l’anno, prevede proprio in prossimità dello svincolo un parcheggio scambiatore e, sempre nella zona di promozione economica e sociale, sarà previsto anche l’insediamento di attività compatibili come quella già descritta, con l’utilizzo dei casolari esistenti da restaurare a supporto di queste iniziative e di altre attività economiche come agriturismi e Bed and Breakfast».
Il supporto che alcuni animali come i cavalli possono dare a persone affette da problemi neuro-motori è in effetti enorme, e la scienza e la psicologia ne sono testimoni.
Sarebbe anche un ottimo modo di impiegare volontariato ed esperti del settore.
Aggiunge D’Angelo: «Alcuni centri italiani di ippoterapia registrano centinaia di presenze ogni settimana, tra pazienti e semplici cittadini che amano i cavalli e portano i loro bambini a contatto con gli stessi per attività di educazione ambientale. Un centro di ippoterapia funzionante ed efficiente innescherebbe un discreto afflusso di persone sia per fini curativi sia per fini ludico-educativi. Tutto questo potrebbe essere realizzabile, come già accaduto in altre regioni, con una partecipazione economica non trascurabile da parte degli enti pubblici, la Regione Marche in primis. Siamo convinti della bontà e della percorribilità dell’iniziativa, che avrebbe un triplice vantaggio: quello di essere compatibile con la presenza di una Riserva Naturale, di rendere produttiva l’area creando anche un “indotto”e, non ultimo, di dare un servizio importantissimo ad adulti e bambini con disagi psico-fisici, nel pieno rispetto della destinazione d’uso imposta dalla famiglia Sgariglia nel testamento in cui l’area veniva donata al Comune di Ascoli Piceno».