SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Fratelli coltelli? Non proprio. Fatto sta che Dante Merlonghi e Sandro Donati non possono essere considerati degli alleati.Nonostante la “casa” dell’Italia dei Valori abbia accolto entrambi in vista delle prossime elezioni regionalie, tra i due candidati non corre infatti buon sangue. Almeno analizzando le parole di Merlonghi, imbufalito per il repentino cambio di casacca dell’assessore regionale, passato in quattro e quattr’otto dal Partito Democratico al movimento di Di Pietro.

Un atteggiamento definito «trasformista», attuato da un politico che Merlonghi dice – o finge – di non conoscere. «Chi è Donati? Cos’ha fatto per questo territorio», si domanda polemicamente  l’esponente ascolano.

«La politica deve finirla di premiare certi personaggi, che vanno continuamente da una parte all’altra. Se tutti facessero così non avrebbero più motivo d’esistere i partiti. Devono contare le azioni quotidiane, non esclusivamente le dosi di preferenze che un rappresentante può far confluire».

Merlonghi si esprime con la rabbia di chi si sente defraudato di un ruolo costruito nel tempo: «Ho creato l’Idv dodici anni fa, quando non c’era nessun potere del genere. Oggi vogliamo governare, ma con gli identici principi di allora».

E a chi gli domanda se tutto questo astio non sia forse causato dal timore di essere privato del consenso popolare, Merlonghi replica seccamente: «Nessuna paura. Penso che gli elettori saranno intelligenti da premiare chi se lo merita».

Se Donati auspicava un caloroso benvenuto, è stato immediatamente smentito. La guerra, al contrario, è appena cominciata.