BERLINO – Arriva ad un momento significativo James Vinicius Vallorani, un fulcro prolifico di evoluzioni, attraverso un attorcigliarsi di fecondità interiori che si dimostrano oggi più definite di profondità, nette di marcature. I suoi lavori sono esposti ora in una mostra a Berlino, inaugurata sabato 13 febbraio.

Intensa, veloce, epilettica è la sua pittura, che sembra stridere, dividere bruscamente le linee e i gesti dei soggetti, inscatolate in scene che si scompongono alla vista, senza mezze misure o sfumature. Netta è la pennellata, grossolana a volte, decisa, violenta. Eppure, in ogni lavoro, questo circo grottesco di colori affoga nel nero più convinto, che circuisce l’immagine e fa da recinto allo strabordare. Un caos d’immagini sovraccariche di controversie, la materia del pigmento diviene realtà ed intimo, e passa dal gesto irrequieto e schizofrenico, a quello più introverso e cupo. Tutto si mescola assieme all’atto del sesso, al nudo di donna, ai seni e la carne, la natura, la vitalità del godere.

Una pittura dal sapore espressionista, quella del giovane Vallorani, che attraverso i contrasti riesce a far emergere i suoi personaggi, non solo nelle loro forme, ma soprattutto nella loro indole, con un profumo di cinismo singolare, riesumando un’atmosfera al limite dell’esasperazione, complicata com’è complicata la mente dell’uomo. Di certo è visibile la radice ispirante, che ad oggi però si mescola a momenti di accenni illustrativi, allontanando, con un suo segno identificabile, il punto di partenza, e creando un ponte con un intreccio di stili che ne formano infine uno proprio. Questo lo porta con decisione, ad espressioni parallele alla pittura, fino all’installazione, mantenendo come matrice quel ghigno di ambiguità che lo caratterizza.