Da Riviera Oggi in edicola numero 809

GROTTAMMARE – Diverse le dichiarazioni ed i commenti da tutti i fronti sulla problematica che da due anni colpisce il patrimonio vivaistico della Riviera delle Palme, il punteruolo rosso.

Nel bacino del Mediterraneo ci sono 200 mila palme attaccate, in Regioni come Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo hanno fatto la scelta di abbattere le palme infestate, mentre a Grottammare, Cupra Marittima e San Benedetto del Tronto si è scelto di combattere il problema. «L’abbattimento completo di una palma – spiegail sindaco Melri – è utile quando ad essere colpiti sono pochi esemplari, allora per debellare il punteruolo si può abbattere. Quando però le palme colpite sono più di una o due, conviene curare, ancora meglio prevenire, per non perdere la bellezza del proprio territorio».

Nel nostro territorio si è scelto di combattere il punteruolo facendo delle sperimentazioni, molti gridano alla “non legalità”

«Non siamo noi Comuni ad aver dato l’ok, abbiamo fatto una richiesta e c’è voluto comunque il parere dell’Assam. Per legge, quando una palma è attaccata dal punteruolo rosso, la palma va abbattuta ma, sempre la legge, dice che è possibile avviare delle sperimentazioni. Anche noi inizialmente abbiamo abbattuto le palme, ma quando ci siamo resi conto che il problema era più ampio grazie all’Assam, abbiamo deciso di sperimentare una cura. E siamo stati i primi perché il problema si è verificato da noi».

Come è arrivato il punteruolo a Grottammare?

«È impossibile identificare la prima palma infetta, con gli scambi che ci sono – perché per fortuna il nostro paese è vivace per quanto riguarda il vivaismo – e non colpevolizziamo nessuno, l’importante è collaborare per risolvere il problema. Attualmente per quanto riguarda gli scambi c’è invece una normativa che impone certificati e quarantena, se necessaria».

Abbattimento o cura: come si sceglie fra le due possibilità?

«Inizialmente il procedimento è lo stesso, la palma attaccata di defoglia, per togliere tutte le larve adulte e si taglia il primo metro e mezzo per togliere anche le larve, bruciando poi il tutto. Nella cura si defoglia e si toglie il primo pezzo, si va poi a sturare le cave della palma con aria compressa o acqua. Nei periodi in cui sono consentiti vengono poi usati prodotti chimici, altrimenti vengono usati i nematodi, nemico naturale del punteruolo».

Chi decide se è meglio abbattere o curare una palma?

«Abbiamo un agronomo specializzato ed un tecnico, entrambi sono sotto la direzione dell’Assam. Loro controllano le palme, se la chioma è già collassata, vuol dire che è troppo tardi e si procede con l’abbattimento. Se invece si fa una diagnosi precoce, la palma viene curata. Dopo il primo trattamento, occorre farne altri tre in seguito, distanziati nel tempo. È ovvio che se un privato non vuole impegnarsi nella cura può abbattere la palma, ma noi nel pubblico preferiamo curare».

Vogliamo ripetere i risultati ottenuti fino ad’ora?

«La statistica ufficiale al 30 settembre 2009 dice che la ripresa vegetativa delle palme curate è di oltre il 90%. Come emerso dall’ultima riunione con l’Assam, i Comuni di Cupra Marittima e San Benedetto di martedì 26 gennaio, occorrono però più risorse. Abbiamo chiesto alla regione un contributo di 600 mila euro, sembra che ce ne abbiano concessi 60 mila. I costi sono elevati, per i prossimi sei mesi gli interventi programmati richiederanno circa 50 mila euro. Se il problema dovesse esplodere non saranno ovviamente queste le cifre. La frontiera rimane comunque la prevenzione».

Per quanto riguarda la prevenzione?

«Stiamo utilizzando i nematodi e paiono funzionare, le piante trattate non sono state attaccate. Al Ministero sono in registrazione dei prodotti chimici che potrebbero dare una speranza. Quello che è importante è rimarcare la straordinaria sintonia e unine di intenti fra i tre Comuni coinvolti e l’Assam. Il protocollo d’intesa c’è, è stato fatto 2 anni fa con la Provincia, tutto quello che si dice è stato già fatto da tempo. Forse, chissà, anche qua da noi perderemo comunque le palme, ma almeno avremo potuto dire di aver combattuto».

Cosa rispondere, oltre quanto già detto, ai cittadini preoccupati

«Se qualcuno è interessato a conoscere ed approfondire meglio il problema, mi mandi una mail, vedremo di organizzare degli incontri, raggruppando 4/5 persone ad esempio, direttamente con la specializzata Elisa Mauro. L’importante è la collaborazione».