SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Leggi qui la prima parte.
Nel frattempo Netscape aveva concesso sotto licenza open source il codice del suo browser, dando origine a Mozilla, il cui “motore” di visualizzazione delle pagine web venne chiamato Gecko. Il browser Mozilla, uscito nel 2002, presentava però ancora i difetti di lentezza e instabilità del predecessore. Un gruppo di sviluppatori decise allora di dar vita a un progetto secondario, separando tra loro le varie funzioni di Mozilla. Nacque così nel 2004 Firefox, che ne sviluppava la parte di navigazione web: basato su Gecko, si presentava come un browser più veloce, personalizzabile, sicuro e aderente agli standard rispetto a Internet Explorer. Anche in casa Apple spuntava l’alternativa, dopo che Microsoft aveva cessato nel 2003 lo sviluppo di Ie per Mac: nacque il progetto WebKit, basato sul motore di rendering open source KHTML, e un browser chiamato Safari (che fu incluso in Mac OS X 10.3) dalle caratteristiche di velocità e aderenza agli standard anche migliori di Firefox.
Il panorama, a metà anni Duemila, era completamente cambiato. Iniziava la seconda guerra dei browser, che si rivelerà però molto positiva per lo sviluppo del web. Firefox iniziò a guadagnare sempre più mercato, grazie agli utenti stanchi della lentezza e dei problemi di Internet Explorer. Cresceva anche la consapevolezza, prima tra gli sviluppatori e poi tra gli utenti comuni, dell’importanza degli standard, che consentivano di costruire siti e applicazioni web più rapidamente e con risultati estetici migliori: fattori fondamentali per lo sviluppo del cosiddetto “web 2.0”. Nel 2007 uscì Safari per Windows, che portò anche sul sistema operativo dominante il veloce motore WebKit. Nel frattempo Microsoft aveva risposto alle critiche dilaganti a Ie 6 rilasciando la versione 7, un aggiornamento inizialmente non obbligatorio per gli utenti di Windows (e quindi snobbato dalla maggioranza) che peraltro non risolveva molti dei problemi della versione 6: di conseguenza quest’ultima rimase ancora la più usata, anche per colpa dello scarso successo di Windows Vista che portava con sé Ie 7.
Siamo ormai alla storia recentissima. Firefox, giunto alla versione 3.6, ha ormai raggiunto una quota di mercato quasi del 30% e presenta una compatibilità quasi perfetta con gli standard. Lo stesso si può dire dei browser derivati dal motore Webkit, come Safari e il nuovo arrivato Google Chrome, ancora poco diffusi ma in rapida crescita grazie all’estrema rapidità e all’interfaccia minimalista. Nel campo dei dispositivi mobili, sempre più connessi a Internet, a dominare sono proprio WebKit, presente su iPhone e su molti altri smartphone, e il norvegese Opera, che invece sui computer desktop non ha mai riscosso molto successo.
Internet Explorer, giunto nel frattempo alla versione 8, è ancora il browser largamente più usato, ma in continuo declino nelle quote di mercato (in pochi anni si è passati da oltre il 90% a circa il 60%). Passi in avanti sul fronte della sicurezza, delle funzionalità e del supporto degli standard sono stati sicuramente fatti da parte di Microsoft, ma resta ancora del lavoro da fare per raggiungere i concorrenti. La differenza tra Ie e browser come Chrome e Firefox si sente soprattutto nei siti più moderni che fanno largo uso di tecnologie affermatesi da pochi anni come Ajax (in breve, una serie di tecniche per costruire pagine web dinamiche con tanto di “applicazioni”), come ad esempio Gmail o Facebook: i più giovani concorrenti hanno infatti puntato molto sull’ottimizzazione del proprio “motore” e sulla velocità, e i risultati si vedono. Aggiungiamo anche il contenzioso con la Commissione Europea, che obbligherà presto Microsoft a inserire in Windows una schermata con la quale scegliere il browser da installare tra una rosa di scelte, invece di preinstallare solo Ie.
Comunque, grazie al fatto che i browser obsoleti come Ie 6 sono sempre meno usati, gli sviluppatori si sentono ormai liberi di progettare i propri siti web basandosi sugli standard, riducendo sempre più i mal di testa per garantire la compatibilità all’indietro. E la sfida del futuro è già iniziata: il supporto (già presente in forma ridotta e sperimentale in browser come Firefox e Safari) ai nuovi standard come Html 5 e Css 3, che permettono di definire oggetti ed effetti grafici nuovi e caratteri tipografici personalizzati, con un ricorso sempre minore all’uso di immagini Gif o Jpeg o a plug-in avidi di risorse come Flash. Una nuova “guerra”, ma stavolta benefica per gli utenti, liberi di scegliere tra browser sempre più veloci per navigare in siti più belli e in applicazioni web sempre più simili ai programmi presenti sul proprio desktop, anche come prestazioni.