SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Internet è l’invenzione che ha rivoluzionato la vita (digitale ma non solo) di molti. Oramai la sua fruizione non è più limitata solo ai computer desktop o portatili, ma si è estesa anche ai dispositivi mobili. E per far questo, dagli albori del web (cioè i primi anni ‘90), c’è bisogno dei browser, cioè i programmi per navigare nei siti Internet. Per questo la loro storia è in una certa misura la storia di Internet: col passare degli anni e il progresso delle tecnologie (ma non sempre dei browser) i siti sono profondamente cambiati.
Il primo browser a imporsi negli anni del boom di internet (metà degli anni ‘90) fu Netscape Navigator, derivato dal pioneristico Mosaic. Netscape divenne presto uno standard di fatto, grazie anche alla disponibilità per tutti i maggiori sistemi operativi. Quest’ultimo fatto era molto importante: un sito teoricamente poteva essere visto allo stesso modo in tutte le piattaforme. I tempi però non erano ancora maturi: gli “standard” (le tecnologie alla base del web, della cui definizione si occupa il consorzio W3C) erano ancora al centro di controversie per la loro approvazione, tra proposte contrastanti dei vari attori del mercato. Con il risultato che usando un prodotto concorrente o anche versioni diverse dello stesso browser c’erano spesso differenze nella visualizzazione del sito.
Il problema divenne evidente con la rapida e irresistibile ascesa del browser di Microsoft, Internet Explorer. Dal momento che sempre più persone navigavano sul web e lo facevano con Netscape, la società di Bill Gates decise di entrare anche in questo mercato, ottenendo su licenza il codice sorgente di Mosaic. Era l’inizio della prima guerra dei browser: dopo due versioni decisamente primitive rispetto al concorrente, con la versione 3 (1996) Explorer, disponibile per Windows e Mac, divenne un’alternativa valida. Con la versione 5 (1999) si ebbero decisivi miglioramenti, mentre Netscape, giunto alla versione 4, aveva cambiato nome in Communicator, includendo oltre al browser anche altre funzionalità (e-mail, news reader ecc.) ed era diventato lento, pieno di bug e superato nell’interfaccia. Alla fine del decennio Explorer, grazie anche alle versioni personalizzate proposte dai vari provider e al fatto di essere preinstallato su Windows e Mac, aveva ormai superato la quota di mercato di Netscape, il cui sviluppo era giunto a un punto morto.
La conseguenza peggiore della guerra tra i due browser fu, quindi, la mancanza di uno standard riconosciuto: sia Netscape che Explorer facevano uso di estensioni proprietarie all’Html 4 (cioè lo standard approvato dal W3C), oltre a possedere un supporto molto parziale e “personale” ai Css, o Fogli di stile: quest’ultima tecnologia era stata creata per definire in modo più potente e flessibile e con risultati estetici migliori l’aspetto grafico dei siti web. Se confrontiamo i siti internet odierni con quelli degli anni ‘90 noteremo sicuramente come questi ultimi appaiano ai nostri occhi decisamente rudimentali; risulta evidente l’apporto dato dai Css, che, oltretutto, consentono di separare il contenuto (cioè i testi della pagina web, presenti nel file html) dalla presentazione (l’aspetto esteriore, definito dal file css), tanto che per cambiare l’aspetto di un intero sito basta semplicemente cambiare poche righe di un file css. Gli statici siti del “web 1.0” invece affidavano quasi tutta la parte visuale ai singoli file html, divenuti negli anni molto pesanti (e quindi lenti da visualizzare con le connessioni 56k), e per il layout delle pagine utilizzavano le tabelle, decisamente poco flessibili e dai risultati altalenanti da un browser all’altro.
Con l’affermarsi sul mercato di Internet Explorer gli sviluppatori web decisero allora di adeguarsi alle sue caratteristiche, sicuri che il loro sito sarebbe stato visualizzato correttamente dalla maggior parte dei visitatori, bloccando di fatto l’adozione degli standard e a volte tagliando fuori del tutto chi usava browser diversi. La versione 6, uscita nel 2001 quasi in concomitanza con Windows XP, divenne uno “standard di fatto” per anni, grazie anche al successo del sistema operativo su cui era preinstallata. Una volta crollato il rivale Netscape, Microsoft decise di rallentare enormemente gli aggiornamenti al suo browser dopo la folle corsa degli anni precedenti, con il risultato di lasciare senza soluzione per lungo tempo i numerosi problemi di sicurezza (nel frattempo il web era diventato il maggiore campo di diffusione di virus e programmi malevoli) e di rendere complicato lo sviluppo di siti e applicazioni web compatibili con tutti i browser: la scelta obbligata, col progredire delle tecnologie e dell’uso dei Css, divenne adeguare questi ultimi tramite alcuni trucchi e tanti grattacapi per garantirne la corretta visualizzazione su Ie.
Continua con la seconda parte
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