SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il punto di vista del Comune sul blitz della Procura di Ascoli contro i gazebo su suolo pubblico dei locali in centro. Il nuovo regolamento comunale per l’occupazione del suolo pubblico che è sul tavolo della discussione politica e amministrativa dal 2007 e ancora non c’è. Un caso complesso e intricato, sul quale cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Incontriamo il sindaco Giovanni Gaspari martedì mattina, dopo avergli chiesto conto di quanto stava accadendo già nel convulso pomeriggio di lunedì. Sempre martedì, il sindaco ha affidato il suo punto di vista a una lettera che pubblichiamo integralmente qui.

Proviamo a riassumere. La Procura notifica ad alcuni locali del centro che i loro gazebo sulla pubblica via sono irregolari per via di assenza o difformità del permesso di costruire. Sono abusi edilizi, in sintesi, perché sono chiusi anche sui lati. Inoltre in alcuni casi mancava l’autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico. Gaspari elenca così le fattispecie presenti: lungo il corso Moretti ci sono occupazioni di suolo pubblico che non possiedono l’autorizzazione comunale, ci sono occupazioni che avevano l’autorizzazione ma non l’hanno avuta rinnovata dal Comune perché non sussistevano i requisiti per il rinnovo e poi ci sono le occupazioni autorizzate con titolo valido ma che hanno realizzato abusi edilizi (gazebo). Il sindaco nel suo intervento rassicura: «Anche il Comune aveva da tempo avviato le procedure per sanzionare le occupazioni abusive di suolo pubblico, procedure che richiedono tempi e modalità molto più complesse». In sostanza, fra ricorsi e controricorsi, secondo il Comune ci sarebbe stato chi sapeva che doveva smantellare i gazebo ma non l’aveva ancora fatto. Anche perché, come affermano alcuni esercenti a rivieraoggi.it (leggi qui), molti locali attendevano il nuovo regolamento dato per imminente.

Ad ogni modo, la Procura interviene e fa smantellare tutto. Evidentemente ravvisando che la misura fosse colma, senza attendere il nuovo regolamento comunale che ironia della sorte sarebbe stato discusso nella sua bozza il giorno dopo in commissione Commercio. Anche perché, pare di capire, gli abusi sarebbero rimasti tali anche con le nuove norme.
In precedenza, a ottobre, c’era stato un esposto come quello dell’esercente Paolo Forlì, che si vede non concedere un’autorizzazione di occupazione per il suo locale in via San Martino e protesta contro una delibera di giunta del maggio 2009 che stabiliva alcune linee del Comune in attesa del regolamento. Ma Gaspari sostiene che con il blitz di lunedì ci entri ben poco.

Comunque: fatto sta che in tempi recenti gli uffici del Comune decidono di non rinnovare le autorizzazioni per l’occupazione di suolo pubblico nel caso ci siano evidenti difformità (abusi edilizi, gazebo chiusi). Si attende il nuovo regolamento.
La domanda è logica: gli abusi che c’erano, chi li ha autorizzati? La risposta del Comune è: nessuno.

«Noi non abbiamo mai dato autorizzazioni per realizzare strutture chiuse sul suolo pubblico. Non sarebbe possibile concederle, oltretutto».

Poi c’è il Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380) entrato in vigore il 30 giugno 2003. Una sorta di spartiacque che cambia la tipologia delle autorizzazioni edilizie, in particolare per le occupazioni di suolo pubblico. Nuove norme che cambiano la prospettiva di chi vuole ospitare i propri clienti in comodi tavoli sulla strada pubblica e di chi, come il Comune, deve assegnare le relative autorizzazioni. «Da quel momento – afferma il sindaco – un gazebo chiuso per essere autorizzato necessita di un permesso di costruire, come se si costruisse una casa. Ma i permessi di costruire non sono mica possibili su aree pubbliche».

Il resto è politica, nel senso di dichiarazioni di intenti che cercano un punto di equilibrio fra aspettative diverse. Quella dei locali e quella del Comune. Dice il sindaco: «Le imprese non sono nemici per noi, hanno rivitalizzato corso Moretti. Ma noi dobbiamo dare regole chiare e certe per permettere di vivere al meglio gli spazi pubblici della città».