SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Giovanni Gaspari e i critici; Giovanni Gaspari e i dissidenti: Giovanni Gaspari e gli ex di qualcosa che può essere a turno la sua maggioranza, il consiglio comunale, qualche giunta passata, qualche legislatura fa. Ex di molte cose, uniti nelle critiche a lui.
Mercoledì il sindaco è un fiume in piena. A chi come rivieraoggi.it gli chiede un’opinione sulle recenti affermazioni del capogruppo del Pd Benigni, frecciate al curaro contro Primavera di Rifondazione (fuori dalla maggioranza da un pezzo) più che contro i dissidenti interni al Pd, il primo cittadino concede una filippica. Una rivendicazione. Un moto d’orgoglio.
Iniziamo dalla fine: «In tanti parlano contro di me a nome del popolo. Ma parlare a nome del popolo vuol dire avere i numeri. Io ce li ho, sono stato eletto dal 54% dei cittadini. Se non si hanno i numeri, si parla a titolo personale. E ho la sensazione che molti parlino a titolo personale invece che a nome del popolo».
Bene, ora un salto all’ìndietro.
Sindaco, si può recuperare il rapporto con chi la critica? «Si può recuperare tutto e si può salvare tutto, il problema è cosa si mette al centro. Se si mette al centro la politica allora è tutto facile. Se invece al centro ci sono altre questioni, beh, non si può recuperare niente. La battaglia politica non è una partita di calcio, dai mille commenti e dai mille dopopartita. Noi stiamo amministrando, pensando a cose concrete. Per l’opposizione invece l’immobilismo è diventato un male minore. Pur di governare domani, lasciano che la città ne paghi le conseguenze».
Una città, o quantomeno la parte della città interessata alla politica, che mostra evidenti segni di torcicollo. A sinistra (Rifondazione e vendoliani) ci si pente di aver appoggiato Gaspari nel 2006. A destra si guarda alla candidatura di Edio Costantini nel 2006 come al frutto di una allucinazione collettiva piovuta dalle parti di An e Udc.
Basta guardarsi indietro, dice Gaspari. Guardare al futuro, insiste il sindaco. Siamo nella Seconda Repubblica o no?
Più che di avvento del berlusconismo, questo periodo storico viene identificato con la legge per l’elezione diretta del sindaco.
«In alcuni consiglieri comunali, quelli che mi definiscono abusivo, c’è una scarsa cultura democratica. A chi non vuol capire che il sindaco non viene fatto più da accordi di palazzo ma dalla scelta dei cittadini, ribadisco che nel 2006 i miei voti personali furono maggiori dei voti raggiunti dalla sommatoria delle liste che mi appoggiavano».
Capitolo “ex di qualcosa”: Nazzareno Trevisani e Pietro Paolo Menzietti. “Sinistri” come Gaspari, ma antagonisti oggi e ieri. Di Trevisani il sindaco già nei primi mesi del suo mandato criticò aspramente la gestione direttiva della Start. Di Menzietti, oggi Gaspari ricorda la storica avversione nei suoi confronti: «Nel 2006 osteggiò la mia candidatura, da tre anni mi critica. Che notizia è il fatto che esprima posizioni contrarie alla mia politica?».
All’ex parlamentare Gaspari riconosce una grande e illuminata carriera di dirigente nel Pci, “secondo solo a Gregori”. Ma lascia intendere che secondo lui avrebbe disagio per non esser mai stato sindaco.
I dissidenti, infine: Libero Cipolloni e Nazzareno Menzietti sono passati dall’ufficio del sindaco per discutere. Ognuno ha la sua posizione, si può discutere, decideremo come fare, troveremo una ricomposizione avendo come unico fine il bene della città…Ma fuori dal politichese, Gaspari non resiste a metter in luce un fatto inoppugnabile quanto variamente interpretabile. Sia Nazzareno Menzietti che il socialista Mario Narcisi oggi non sarebbero in consiglio comunale se Gaspari non avesse nominato Di Francesco vicesindaco e Sestri assessore. Passando in giunta, hanno lasciato il loro posto in consiglio appunto a Menzietti e Narcisi, primi dei non eletti nelle liste di Margherita e Rosa nel Pugno.
Variamente interpretabile, dicevamo. E con questo torniamo all’inizio del discorso: «Io ho i numeri e posso parlare a nome del popolo. Altri, invece, credo parlino solo a titolo personale».
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Berlusconi 2, la vendetta. Ancora una volta il sindaco usa le stesse argomentazioni, la stessa arroganza. E poi dicono a noi che saremmo colpevoli di "inciuciare" con la destra! Fantastico. Per il resto non vedo contenuti politici da discutere, e quindi mi fermo qui.
Davvero più passa il tempo più mi convinco che questi democratici quando hanno il governo in mano sono sempre più simili al loro "acerrimo nemico" Berlusconi!!! Apparte il fatto che io sono per far tornare a eleggere i sindaci dal consiglio comunale, così si evitano due cose: la prima che questi abbassino la loro arroganza smettendola di dire che siccome sono eletti dal popolo possono fare quello che vogliono e possono interpretarlo come vogliono, questo populismo denoartri è ora che venga messo a tacere. Seconda cosa se un sindaco si rivela che non è capace di gestire un'amministrazione, allora lo… Leggi il resto »
Gaspari ha sbagliato il tempo verbale: “…aveva i voti…”; se si andasse a votare domani avrebbe ancora il 54%? Considerando che del programma per cui era stato eletto ha realizzato ben poco (il PRG dov’è?) non credo posso eguagliare la performance del 2006.
Il discorso di chi non ha argomentazioni.
Usare dati vecchi di quattro anni è uno scempio gestionale!
Sbaglio o anche Perazzoli si pose allo stesso modo?
Come è andata a finire?
Berlusconi si è inventato il partito dell'amore contro quello dell'odio nel quale ha arruolato anche il PD Gaspari e soci si sono inventati il partto del rancore contro quelli che non la pensano come loro. Gaspari invoca il confronto sulla politica. Proprio su questo terreno ho criticato asparamente Perazzoli (2001) e Gaspari,all'opposizione (2002-2003), per la loro gestione dei Prusst. A corto di argomenti "politici" Gaspari va sul personale .Evidentemente ha serbato "rancore" e covato,chi sà da quanto tempo, una silenziosa invidia ( sentimento molto diffusi nei nostri ambienti) per lo status professionale avuto nella società civile.Se ne faccia una ragione,è… Leggi il resto »
Tutto come il secondo mandato di Perazzoli; almeno lì era il secondo mandato e troppo già si era fatto per la cttà. Tutto assimilabile a qualche uscita di troppo del Presidente del Consiglio ma proprio pochi giorni fa il Presidente della Camera ha ricordato che per governare non bastano soltanto le urne. Tutto con molta leggerezza e pochi contenuti; i verbi al passato credo siano d'obbligo visto che dal 2006 ad oggi troppa acqua è passato sotto i ponti e a fronte di un mandato elettorale non rispettato e a fronte di una coalizione non più compatta sorgono dubbi sulla… Leggi il resto »
Magari i cittadini fossero con il primo cottadino della loro città! Quella sarebbe una bella società. Ma è il rappresentante politico che troppo spesso si allontana dai cittadini perché con il passare del tempo è sempre più preso a regolare strani equilibri che con il "suo popolo" hanno ben poco a che fare. Se questo popolo fosse veramente attento, vivo, presente, oggi si dice "partecipativo", non permetterebbe ai suoi amministratori di comportarsi come se… il popolo non esistesse. Personalmente il quesito importante non credo sia se i cittadini siano ancora a fianco del loro Sindaco ma bensì se il Sindaco… Leggi il resto »