SAN BENEDETTO DEL TRONTO-  Nel maggio del 2006 il Corpo Forestale di San Benedetto del Tronto bloccò un ingente smaltimento di materiale speciale destinato a mimetizzarsi nel sottosuolo della Riserva Naturale della Sentina senza nessun tipo di autorizzazione e senza che nessuno sapesse nulla. Non si trattava di rifiuti urbani ma di scatolame in polistirolo e cumuli di cemento, probabilmente (in fase d’accertamento) provenienti dai vecchi sistemi di irrigazione della stessa Sentina.

Il 12 gennaio si è aperto il processo nei confronti di P.D. cittadino di Monteprandone, accusato di aver smaltito rifiuti speciali e danneggiato parte della Riserva naturale regionale.

Da rilevare la partecipazione al processo come parte civile del Comune di San Benedetto del Tronto, che si ritiene vittima di un danno ambientale e d’immagine.

Secondo la ricostruzione fatta in aula dall’ispettore capo del Corpo Forestale durante un normale controllo nella Sentina, quel giorno fu visto un uomo scavare nel terreno regolarmente affittato da una nota impresa edile picena.
P.D. venne colto sul fatto, la Forestale bloccò tutto per accertare gli intenti e la natura dei lavori di scavo ad opera dell’uomo.

A seguito delle verifiche, secondo l’ispettore Ferri, vennero alla luce materiali (già smaltiti e coperti in una porzione di scavo con della terra), come polistirolo e cumuli di cemento, che lo stesso ispettore della Forestale ha definito identici ai vecchi canali di irrigazione della zona Sentina.

Dopo la scoperta è scattata la denuncia per danneggiamento e smaltimento illecito di rifiuti speciali.
Il Comune di San Benedetto del Tronto si è costituito parte civile in qualità di ente gestore della riserva. Secondo il legale del comune, l’avvocato Quevedo, «la città e l’ente pubblico hanno subito un duro colpo ambientale e d’immagine».

Non mancheranno aggiornamenti in vista della prossima udienza fissata per i primi di giugno 2010.