SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sale il livello del veleno, si alza l’intensità di scontro pubblico, si guarda al passato con occhi nuovi e al futuro con occhi inquieti. Nazzareno Menzietti e Libero Cipolloni, i “dissidenti” del Pd: nemici politici numero uno del gotha sambenedettese del Partito Democratico, ormai ostili più che critici all’amministrazione comunale.

Hanno di che rispondere e affilano le armi politiche, dopo una serie di attacchi concentrici portati loro dal coordinatore comunale Felice Gregori e dal capogruppo in consiglio comunale Claudio Benigni.

«Le dichiarazioni di Gregori rappresentano un caso esemplare di ovvietà ed invenzioni. E’ ovvio che è meglio un’amministrazione funzionante che un commissario prefettizio. Il problema politico è, casomai, capire come si è arrivati alla crisi della maggioranza votata dagli elettori, per colpa di chi ciò è avvenuto, perché non si è fatto nulla per recuperare una dialettica democratica che affrontasse davvero le questioni sul tappeto preferendo cercare e trovando infine un cambiamento di maggioranza in corso d’opera. Gregori – continuano Menzietti e Cipolloni – si rivolge al sindaco affermando, bontà sua, che quanto è accaduto non può non generare la necessità di riflessione. E’ vero: meglio tardi che mai; ma certo è molto tardi».
Le invenzioni, secondo i due dissidenti, riguarderebbero le motivazioni con cui Menzietti e Cipolloni hanno scatenato la crisi politica. Ambizione personale? I due sminuiscono l’accusa così: «Se questa fosse davvero la chiave di lettura dell’anomalia, forse sarebbe meglio che Gregori e Gaspari non riflettano troppo: ora che hanno una nuova e solida maggioranza rivolgano la loro poderosa capacità politica alla soluzione dei problemi».

Problemi, dunque. Come non affrontare il tema della Grande Opera e della Mega Variante? Nomi altisonanti che finora hanno generato enormi polemiche, più che vaste intese. Felicetti del Pri viene definito il nuovo assessore all’urbanistica, e i dissidenti ribadiscono la necessità di una spiegazione concreta sul progetto della Fondazione Carisap e parlano di “abbandono del Prg” chiedendo un confronto pubblico e partecipato con la città.

«L’urbanistica si pianifica con i piani regolatori a beneficio di tutta la città, non con le maxi varianti a beneficio solo dei signori del cemento»: netta la stroncatura di Menzietti e Cipolloni sull’argomento del momento, e forse dell’anno. D’altronde, stando a quanto loro ripetono, le scelte fatte e quelle non fatte dal Comune nel campo dell’urbanistica sono una parte consistente del contenzioso politico che ha originato il “fratelli coltelli” in casa Pd.

«Ambiziosi noi? Noi vogliamo contribuire allo sviluppo della città che ci ha eletto consiglieri». E a proposito di elezioni, continua lo psicodramma collettivo del centrosinistra cittadino per scavare nel passato, nel 2006, nelle ultime elezioni. La sinistra di Primavera e compagni dice da mesi di essersi pentita di aver appoggiato Gaspari. Nel Pd, almeno se la memoria non ci inganna, il dibattito retroattivo sta iniziando ora la propria recrudescenza.

Se il capogruppo Benigni tira le orecchie ai dissidenti chiedendone la sottomissione alla ragione di partito che li ha eletti consiglieri, Menzietti e Cipolloni ribaltano il tutto con una frecciata al curaro che sta nel gioco delle parti. «Ricordiamo anche al capogruppo Benigni che la nostra elezione non è avvenuta nè nel Pd (nel 2006 i due erano nei ranghi della Margherita e il Pd non esisteva, ndr), nè tanto meno grazie all’elezione a sindaco di Gaspari, anzi semmai il sindaco è stato eletto grazie alla Margherita che sostenne il suo nome evitandogli le primarie».

E meno male che i gaspariani e il sindaco a Menzietti e Cipolloni li ritengono ancora parte integrante della maggioranza. Mai come oggi il “contenzioso” politico fra le due parti sotto lo stesso tetto appare insanabile. E forse quel tetto potrebbe anche essere abbandonato.