SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «La composizione della maggioranza che sostiene Gaspari è cambiata, i suoi obiettivi pure. Il Pd, che a livello regionale vuole aprire all’Udc, qui a San Benedetto si vede opporre un rifiuto da due consiglieri centristi su tre. I voti a favore di Felicetti e Costantini invece a nostro giudizio ripercorrono il classico trasformismo all’italiana».

Critici, delusi, arrabbiati: Daniele Primavera (Rifondazione Comunista), Giorgio Mancini (Sinistra ecologia e libertà) e Giovanni Menzietti (ex dei Comunisti italiani) prendono le distanze una volta di più dall’amministrazione comunale guidata da Giovanni Gaspari. E si interrogano anche sull’atto di indirizzo votato in consiglio comunale per la questione Grande Opera, giudicando la sua “estensione” ad altre zone della città come un prodotto degli accordi politici fatti dal sindaco con Felicetti e Costantini per avere il loro appoggio. «Secondo noi c’è una connessione, all’inizio si parlava solo dell’area da destinare alla Fondazione Carisap, poi in poco tempo è stato concepito un atto come quello che è stato approvato, che abbraccia mezza città».

I tre esponenti dell’area di sinistra radicale poi hanno il dente avvelenato contro le esternalizzazioni di alcuni servizi comunali, come il recente affidamento a una ditta esterna di alcuni posti da usciere del municipio, per sostituire alcuni dipendenti comunali andati in pensione.

Afferma Primavera: «Per forza che sono soddisfatti dei ridotti costi del personale interno. Ma poi appaltano all’esterno pure servizi come la verniciatura dei sottopassi o la potatura straordinaria delle piante. Perché non usare gli operai della Multiservizi per quei lavori? Se in questi casi il Comune non risparmia rispetto all’uso di personale interno, vero è che risparmia con gli uscieri esternalizzati. Ma perchè non ci si chiede quanto guadagnano i nuovi uscieri “esterni”? Lavorano come gli uscieri del Comune, ma guadagnano meno. Per noi è incentivo alla precarietà del lavoro».
Primavera poi critica aspramente il presidente del consiglio comunale Giulietta Capriotti, arrivando a dire a chiare lettere che non si sente rappresentato dall’esponente del Pd: «Mentre parlavo durante l’ultimo consiglio comunale, una persona dal pubblico mi ha insultato. La Capriotti non ha detto nulla, mentre in altre occasioni non ha perso tempo a redarguire chi applaudiva per approvare gli interventi di qualche consigliere. E poi secondo noi la Capriotti gestisce in maniera pressapochistica i tempi di intervento in consiglio».