SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Lo diceva uno dei padri della destra europea (quella che in Italia non riesci proprio a trovarla più), quel geniaccio di Ernst Junger: il terrorismo viene sfruttato dal potere nel senso opposto alla presunta volontà dei terroristi. La storiografia è ampia ma Piazza Fontana, per citare la prima strage “di Stato” in Italia, insegna qualcosa. Persino la mafia ha capito che è meglio non piazzare bombe, che all’inizio degli anni ’90 ebbero l’effetto di stimolare una forte reazione sociale proprio contro Cosa Nostra.
Breve premessa questa, spero da tutti condivisa, perché il succo è altro. Ovvero quello che può accadere in Italia dopo che uno squilibrato, Massimo Tartaglia, animato comunque da un odio di tipo politico, ha ferito Silvio Berlusconi dopo un comizio, a Milano. Si tratta di un fatto gravissimo e che si pone come spartiacque – un ennesimo – della tribolata vicenda politica dell’Italia della Seconda Repubblica.
Purtroppo quel che sta emergendo dopo quel grave fatto è altrettanto grave. In nome del valore della fine di ogni violenza, ovviamente condivisibile e da tutti sostenuto, si sta prospettando in Italia anche la fine della democrazia, o di quel palliativo che è la democrazia partitocratica che ha sostituito il fascismo.
Il ministro degli Interni Maroni ha preannunciato che presenterà nel Consiglio dei Ministri un decreto legge (misura che la nostra Costituzione prevede come atto legislativo di estrema urgenza e che non necessita dell’approvazione immediata del Parlamento) per limitare la libertà di espressione in internet e per limitare la libertà di manifestazione, adattando a queste ultime le misure da molti ritenute anticostituzionali relative alle manifestazioni sportive (divieto di esporre striscioni senza l’autorizzazione delle forze di polizia, ad esempio).
Riguardo internet, è ovvio che qui possiamo trovare anche parole farneticanti e pessime – già stigmatizzate da questo giornale – e che ognuno può e deve essere chiamato a rispondere di quello che scrive, anche se non è giornalista, in base alle leggi vigenti. Qualsiasi forma di censura rappresenterebbe il tentativo del potere vigente di iniziare un progressivo controllo della Rete. Tentativi già concepiti dal precedente governo Prodi e dall’attuale governo, mai andati a segno e che invece, guidati dall’onda emotiva della follia di Tartaglia, potrebbero diventare legge (il ministro della Difesa La Russa dice che ciò non avverrà, ce lo auguriamo ma siamo abbastanza sicuri che un primo passo in questa direzione potrebbe avvenire a breve).
Ancor più grave quel che rischia di accadere dentro e fuori il Parlamento. Persino il moderatissimo Casini è stato inserito da alcuni giornalisti tra i “registi occulti” di Tartaglia (anche se si è appurato che il folle agiva in perfetta solitudine), scatenando una “guerra delle querele”. Cicchitto del Pdl ha detto: «A condurre questa campagna è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso, dal mattinale delle procure Il Fatto, dalla trasmissione di Santoro Annozero e da quel terrorista mediatico di nome Travaglio». Mentre Di Pietro parlava alla Camera, il Pdl ha abbandonato l’aula, e in molte parti d’Italia sono comparsi cartelli in cui è stato scritto “Il mandante è Di Pietro”.
Cartelli che trovano il loro corrispettivo nelle migliaia di post su Facebook (che intanto ha cancellato i discutibili gruppi) dove si inneggia a Tartaglia in quanto “l’abbattimento fisico” di Berlusconi sarebbe concepito come l’unica strada per far cadere il sistema politico, oppure nelle scritte che sono già state lette a Torino e che gli imbecilli di tutte le città presto copieranno anche sui nostri muri.
Il momento è speciale ma il rischio è che non diventi un momento, ma un processo perpetuo che finisca per chiudere definitivamente la possibilità di confronto nelle sedi dove, per sessant’anni, pur tra tante sofferenze, questo è avvenuto, ovvero il Parlamento italiano, la stampa (soprattutto nella sua forma più libera di comunicazione, ovvero la Rete), e le piazze.
L’impossibilità di criticare in maniera anche dura e ferma il potere costituito genererebbe, questo sì, una contrapposizione violenta e continua. Il rischio che qualsiasi critica venga associata automaticamente a possibili forme terroristiche impedirebbe di fatto la prosecuzione della nostra parvente (così occorre dire per essere realisti) democrazia.
Silvio Berlusconi, come appunto è accaduto nella storia del terrorismo e comunque negli atti di violenza verso il potere, uscirà dalla sua triste vicenda rafforzato a livello popolare come forse mai gli era accaduto. Ha una possibilità grandiosa, seppur un poco populista: essendo la persona centrale dell’attuale sistema politico, solo lui può modificare il percorso intrapreso già prima del 13 dicembre e follemente accelerato nelle ultime 48 ore, e imprimere in alleati e avversari rapporti di diverso stile. Non stiamo qui ad elencarli o a ricordare il passato: gli errori sono commessi da tutti e sono stati commessi anche dall’attuale Presidente del Consiglio.
Le sue prime parole segnano l’unico squarcio sereno nel cielo piovoso dell’Italia di queste ore: Alla fine vincerà sempre l’amore.
Se Berlusconi saprà far vincere le colombe dell’amore (considerato che nella società mediatica in cui viviamo, i folli emulatori sicuramente cercheranno di compiere gesti insensati), probabilmente la sua popolarità potrebbe giungere a livelli persino a lui impensabili. Se invece vincessero i falchi, gli anatemi “o di qua o di là”, teniamoci pronti ad anni anni talmente bui che gli ultimi quindici saranno ricordati quasi con nostalgia.
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Come al solito si parla di congetture dettate dalla concitazione emotiva del momento, ma che in realtà non hanno niente a che vedere con parole come censura o restrizione della libertà di manifestare, si vuole solamente evitare e quindi regolarizzare alcuni comportamenti deprorevoli come scrivere sui social forum frasi come “10 100 1000 nassiria” o distruggere centri storici di città come Genova o Milano! Scusatemi ma questo non lo vedo come un attentato alla democrazia, ma un atto dovuto al viver civile!! In questo articolo si getta benzina sul fuoco! Infatti per smorzare i toni bastava semplicemente dire che il… Leggi il resto »
non sono d’accordo. Non è affatto il gesto di Tartaglia a fare da spartiacque, ma il comportamento stesso di Berlusconi, che per limitarci agli ultimi tempi ha attaccato a testa bassa gli ultimi tre presidenti della Repubblica e la Corte Costituzionale. E dove tutto questo, forse al Bar dello Sport di Cologno Monzese? No, a Bonn, al congresso del Partito Popolare Europeo. Senza contare tutto ciò che ha detto e fatto nel corso della sua poco limpida carriera di uomo di affari.
ottimo articolo…manca solo un riferimento all'arroganza di molti giornalisti in TV vogliosi di dimostrarsi buoni sudditi al Cavaliere che accentuano ciò di cui non se nè ha bisogno (Fede, Minzolini,ecc…) ossia l'odio come rivalsa contro la cultura progressista!
Io sinceramente "Ho paura", perciò che vedo, come l'isolamento ricercato di IDV (anche con la collaborazione del PD) per un bipartititsmo utile ad entrambi…lasciando troppi cittadini senza rappresentanza!!!
Temo che la tua speranza, Flammini, abbia ben poche speranze di essere realizzata perché B. è un uomo di 73 anni (e quindi con la rigidità mentale degli anziani), con grande carisma verso un tipo di popolazione ma addirittura insopportabile per un’altra parte. E’ una questione di valori, di sensibilità, di cultura, di pelle. La sua storia di imprenditore e di politico, di uomo è di un tipo, solo quello, sempre quello: gioviale, aperto, generoso verso coloro che gli sono docili ammiratori ed esecutori, interessato agli altri solo nella misura in cui questi non lo ostacolano nei suoi obiettivi, narcisista,… Leggi il resto »
Articolo largamente condivisibile e oserei dire "illuminato". Complimenti.
Caro Black, non sei lucido, mi dispiace dirlo. L'esempio del terrorismo e delle stragi di mafia serve per capire la direzione che prendono politica e società quando ci sono eventi di tipo "terroristico". Qui c'è una prima chiara censura: http://www.affaritaliani.it/mediatech/rai161209.html. Naturalmente si tratta di un provvedimento incostituzionale: articolo 21: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla… Leggi il resto »
Flammini mi spieghi che cosa c'entra la libertà di stampa con il fatto di limitare insulti e volgarità su alcuni siti Internet!!? La libertà di espressione è sacrosanta, ma bisogna educare le persone ad usarla senza ricorrere alla violenza verbale e le offese personali gratuite, l'educazione sta bene dappertutto in televisione come su Internet!! Poi evitare di dare del mafioso ad una persona prima che venga emessa una sentenza quindi a processo in corso mi sembra giusto e doveroso!!! Nel momento in cui le scrive queste cose sono perfettamente lucido.
Ciao Gianfranco, sono d’accordo con te quando dici che i piu’ pericolosi sono i suoi seguaci. Basta vedere come si sono scatenati in questi momenti in cui il loro capo non puo’ gestirli.
Ottima disamina quella di Galiè, direi molto più che azzeccata. Sarà sempre difficile per il presidente del consiglio capire che quel pazzo è stato mosso da tanto odio che tutti nutrono verso gli avversari, anche il suo. Odio che lui nutre verso tutti coloro che non vedono la sua operosità, il suo prodigarsi per il "bene comune". Oggi si chiede di chiudere molti siti internet che incitano alla violenza, ma nessuno fino ad ora ha parlato di gruppi su facebook che inneggiano alle BR o alla ricostituzione del partito fascista o alla eliminazione fisica di chi ha il colore della… Leggi il resto »
Forse sbaglio, ma gli insulti e le volgarità su internet sono successive a quelle che i nostri attuali politici (non tutti ovviamente) si scambiano giornalmente.
E alcuni dei giornalisti più noti? Cosa scrivono? Se togliessero gli insulti ed i vili attacchi il discorso non reggerebbe (vedi Feltri).
Troppo facile prendersela con internet.
I gruppi inneggianti a Tartaglia, inoltre, sono successivi al fatto, non precedenti: questo conferma che da internet non è partito un bel niente.
Caro Black, la libertà di stampa non è libertà di insulto, ma anche la libertà di espressione non è libertà di insulto: esiste la diffamazione a mezzo stampa e la diffamazione "semplice", per quello che si dice e quello che si scrive. Esistono delle leggi che disciplinano ciò, e sono anche molto più severe per i denunciati che per i denuncianti: se io vengo denunciato da un miliardario per qualcosa che ho scritto, anche se sono innocente devo pagarmi un avvocato, per me è impegnativo mentre per il miliardario è un modo per intimidirmi. La relazione tra una stretta di… Leggi il resto »