Continua, stavolta con una cronaca di giornata, il “diario afgano” di Demetrio Ferri, sambenedettese che si trova a Kabul assieme alla moglie, impiegata all’ambasciata italiana.
KABUL – Sangue a Kabul nel (quasi) silenzio dei media italiani. Questa mattina, 15 dicembre, intorno alle 9.50 ora locale, un attentatore suicida, all’interno di un auto, si è fatto esplodere al passaggio dell’ex vice presidente Ahmad Zia Massud (fratello del più famoso Massud, assassinato due giorni prima dell’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001) e della sua scorta, nel quartiere residenziale di Wazir Akbar Khan, a circa un paio di chilometri dalla Ambasciata italiana.

Decine le persone rimaste coinvolte, al momento risultano almeno 8 le vittime, fra cui il segretario dell’ex vice presidente. Tra i feriti anche un operatore filippino.

L’esplosione, avvenuta in un quartiere abitato per lo più da internazionali, ha frantumato i vetri di alcune finestre di abitazioni del personale che lavora nella nostra Ambasciata. Solo il caso ha voluto che le abitazioni, al momento dell’esplosione, fossero vuote. Infatti alcuni sono attualmente in Italia per le ferie natalizie, gli altri invece erano già sul posto di lavoro.

Da indiscrezioni, poi smentite dalle autorità locali, sembrerebbe che nell’area ci fosse in atto una riunione dei membri dell’”Alleanza del Nord”, che sarebbe testimoniato dalla presenza di Ahmad Zia Massud.

L’attentato, smentito dai Talebani, è avvenuto in un momento delicato che sta attraversando il Paese dopo la rielezione di Karzai. Il presidente sta lavorando alla formazione del nuovo gabinetto e l’impresa non è affatto semplice. Non è facile formare un governo che deve cercare di soddisfare sia “I signori della guerra”, sia le “pretese” della comunità internazionale.

Il governo doveva essere presentato dal Presidente Karzai lo scorso sabato ma qui a Kabul, ancora tutto tace. Sembra quasi di rivivere il periodo “post elezioni”, quando si è atteso ben due mesi prima di comunicare i risultati elettorali, lasciando la popolazione nella più totale incertezza. Questo tergiversare sembra nuovamente riproporre la paura di chi non vuole affrontare la realtà dei fatti.