MARTINSICURO – Un’aggressione, una coltellata, un tentativo di strangolamento. Trovarsi a tu per tu con la morte, scamparla solo per un fortuito caso e sapere poi a distanza di tempo che il proprio aggressore non si è meritato la prigione per quello che aveva fatto.

Ha tutto l’aspetto di un caso di malagiustizia (o di eccessivo garantismo per l’accusato a discapito della vittima) quello capitato a Rajaa Basraoui, marocchina ventisettenne da tre anni in Italia, che da otto mesi si è stabilita a Martinsicuro per motivi di lavoro. Qui ha trovato anche l’amore e molti amici, sia italiani che extracomunitari: un perfetto esempio di integrazione, con una vita tranquilla e serena, piena di ottimismo e di buoni propositi. Ma tutto va in frantumi in una notte d’estate.

I suoi occhi scuri raccontano più delle parole l’angoscia che ancora rivive a distanza di mesi nel ritornare con la memoria a quanto le è capitato lo scorso 12 luglio, mentre lavorava come commessa in un locale di Martinsicuro.

E’ circa l’una di notte, l’esercizio commerciale è vuoto e la ragazza sta per effettuare la chiusura, quando all’improvviso entra un senegalese che, armato di spranga di ferro, le chiede i soldi della cassa. La ragazza spaventata acconsente e consegna il contante. L’extracomunitario però vuole anche le monete dei numerosi videopoker presenti nel locale e intima di aprire le macchinette. La ragazza dice che non può perché non ha le chiavi, e l’energumeno per convincerla la colpisce in testa con la spranga. Poi estrae un coltello e sferra un fendente, che ferisce la giovane ad un orecchio.

Disperata cerca come via di fuga la porta, ma il senegalese la blocca sull’uscio schiacciandola con forza nel mezzo, provocandole contusioni e lesioni ad una gamba di cui a distanza di mesi ancora subisce gli strascichi. Per evitare che fuggisse, accecato dalla furia, le mette le mani al collo e tenta di strangolarla: la stretta è così forte che gli occhi le si riempiono di sangue. Dopodichè sviene, e quando si riprende è sull’ambulanza che corre verso l’ospedale. I soccorsi sono stati chiamati da alcuni cittadini che abitano sopra il locale, che sentendo le urla avvertono Carabinieri e 118. Il senegalese (che si appropria di 500 euro, del telefonino della ragazza e  di diverse monete scassinate dalle macchinette) viene visto scappare, ed è pertanto riconosciuto da diversi cittadini ed anche in seguito dalla stessa ragazza.

I Carabinieri lo rintracciano e lo fermano. Il pm David Mancini formula l’accusa di tentato omicidio, rapina aggravata e lesioni gravi, richiedendo pertanto l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La richiesta però viene rigettata dal gip Marina Tommolini, e così viene restituita la libertà al senegalese, che in prigione non resta nemmeno un giorno.

«Ho paura di andare in giro a Martinsicuro – dice Rajaa – per non incontralo nuovamente, come mi è già successo diverse volte. Gira impunito e spavaldo, perché sa che l’ha fatta franca e comunque può fare quello che vuole».

L’extracomunitario in questione pare che avesse già dei precedenti, e si sarebbe reso protagonista di altri episodi di violenza che però non sarebbero stati denunciate per paura di ritorsioni.

L’aggressione subita ha provato molto Rajaa a livello psicologico, tanto che ora ha difficoltà ad uscire la sera e a dormire la notte: «Vivo da sola e mi sveglio di continuo per controllare che porte e finestre siano chiuse bene».

«Sono venuta in Italia – aggiunge – ritenendolo un paese in cui fosse garantita la sicurezza per i cittadini, ma mi devo ricredere. Chiedo giustizia affinchè non capiti ad altre persone quello che è successo a me. La cosa che mi fa più male è pensare che il giudice che ha respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere sia una donna, la cui sensibilità verso questo tipo di aggressioni dovrebbe essere più accentuata. Dopo aver visto le foto che documentavano lo stato pietoso in cui mi aveva ridotta, mi domando come possa non averlo ritenuto un individuo pericoloso, permettendogli di restare in libertà».

Per ora il Tribunale del riesame ha accolto il ricorso contro la scarcerazione, presentato dal pm Mancini, secondo cui per il grave fatto di cui si era reso responsabile e per il pericolo di reiterazione del reato il senegalese sarebbe dovuto stare in carcere e non girare a piede libero. Ora il Tribunale del Riesame dell’Aquila valuterà tutti gli elementi del caso e la decisione dovrebbe arrivare per fine gennaio 2010.