SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Le proposte che sono state fatte dai vertici di due categorie del settore Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti sono assurde». Il Presidente nazionale Itb, associazione italiana imprenditori turistici balneari, Giuseppe Ricci, si dissocia dalle scelte delle categorie scaturite dalla protesta a Roma del 2 dicembre. Il tema è noto: la direttiva europea che impone all’Italia di rimettere all’asta dopo sei anni le concessioni balneari per incentivare la concorrenza nel settore.
Il ministro degli Affari Regionali Raffaele Fitto, nonostante l’espressa volontà della Comunità Europea di accorciare i tempi, ha comunque assicurato in questi giorni che cercherà di prorogare le concessioni balneari fino al 2015. Ma questo agli operatori turistici non basta.

«Siamo venuti a sapere – spiega Ricci – che Confcommercio e Confesercenti propongono al Governo un periodo di transizione di venti anni per adeguarsi al sistema normativo voluto dall’Europa, accettando successivamente in pieno il nuovo regime giuridico. Ma la Ue non accetterebbe una tale violazione delle sue regole e poi così si lascia semplicemente il problema in mano ai nostri figli».

Sottolinea Ricci: «Ci dissociamo totalmente da questa richiesta: noi vogliamo la sdemanializzazione delle aree dove si trovano gli stabilimenti per acquisire al giusto prezzo le zone interessate e divenirne così proprietari e responsabili. Al limite un’alternativa interessante è quella di richiedere l’allungamento della durata delle concessioni fino a 99 anni».

Ma c’è anche un altro punto proposto da Confcommercio e Confesercenti che Ricci non condivide: «Le due associazioni di categoria chiedono la riforma del Codice della Navigazione, togliendo così, a nostro avviso, l’unica garanzia che abbiamo, ovvero l’articolo 37 del codice della navigazione. Noi auspichiamo invece che le Regioni applichino la già esistente norma nazionale per una riclassificazione delle spiagge, incrementandone la valenza e la tipologia, per una maggiore aderenza alle realtà delle nostre coste».

Giusppe Ricci rimane quindi fermo nelle sue posizioni e chiede nuovamente «la non applicabilità della direttiva europea al nostro settore e una deroga all’applicazione della direttiva Bolkestein, in funzione della peculiarità della situazione italiana costituita da micro-imprese familiari».