ALBA ADRIATICA – «I rom non esistono solo per gli episodi di cronaca nera. Sono anche arte, cultura e integrazione ben riuscita». Ad affermarlo è il musicista Alexian Sante Spinelli che traccia una panoramica del mondo rom, costituita da tante sfaccettature positive molto lontane dai soliti quotidiani luoghi comuni.

«Innanzitutto  – esordisce Spinelli – voglio esprimere tutto il mio cordoglio alla famiglia della vittima per la tragedia familiare immane che mi tocca profondamente come uomo, come italiano e come rom. Voglio esprimere anche la mia condanna verso le persone che si sono macchiate di tale delitto».

I SEGNI DELL’INTEGRAZIONE «Dei Rom ci si ricorda solo in caso di cronaca, eppure esistono centinaia di eventi artistici e culturali su tutta la penisola che li riguardano, ma non hanno lo stesso interesse mediatico, anzi sono oscurati quasi totalmente». Alexian porta come esempio il concorso artistico internazionale “Amico Rom” organizzato sabato 14 novembre a Lanciano con il patrocinio della Presidenza della Repubblica, un Festival di musica che si tiene venerdì 19 a Roma presso la Chiesa Valdese, due concerti di solidarietà per l’Abruzzo organizzati per sabato 20 a Lanciano al Teatro Fenaroli con l’Orchestra sinfonica abruzzese e l’Alexian group. «Questi eventi – aggiunge – sono evidenti volontà di integrazione».

Spinelli inoltre aggiunge che «ci sono centinaia di Rom e Sinti che vivono onestamente»: calciatori famosi, atleti che «tengono alto l’onore italiano nelle gare internazionali», circensi, pugili, giostrai, infermieri, insegnanti, pittori, albergatori, commercianti, musicisti. Rom con diverse professionalità «che sono ben integrati ma che non hanno interesse mediatico. L’onestà e la normalità del mondo rom non interessa a nessuno».

LO STEREOTIPO «I rom hanno attenzione solo nei casi di cronaca, per questo hanno cattiva fama. Nell’immaginario collettivo passa per vero rom solo colui che vive nel degrado e nei campi nomadi, ovvero luogo di negazione dei diritti umani. L’opinione pubblica ignara ed inerme conosce solo gli stereotipi. E’ certamente una vittima, come i rom costretti a vivere da una serie infinita di fattori nei campi nomadi, che sono vere e proprie forme di segregazione razziale fatte passare per cultura. Si fa credere che i rom vogliono vivere per scelta nei campi nomadi, anche se non sono nomadi per cultura».

LA STORIA «La mobilità dei rom è sempre stata coatta o indotta. Coloro che oggi fanno i nomadi in Italia ieri avevano le case in Romania o nell’ex Jugoslavia. La verità è che i campi nomadi sono una fonte di guadagno per certe associazioni di pseudo volontariato, che hanno tutto l’interesse a presentare il mondo rom solo sul versante del degrado. La lingua, la letteratura, il teatro, la musica, l’arte e la cultura millenaria dei rom sono un enorme patrimonio dell’umanità. Ma cosa arriva realmente all’opinione pubblica veicolata? Assolutamente nulla, o meglio solo la cronaca e gli stereotipi negativi: bambini col moccolo e roulottes sgangherate. Nessuno ricorda il genocidio di 500 mila rom e sinti massacrati dai nazifascisti, e l’ondata xenofoba in atto non promette niente di buono».

NON GENERALIZZARE «Gli errori dei singoli vanno condannati e puniti severamente, ma non si può connotare etnicamente un episodio di cronaca, condannando un’intera popolazione. Occorre evitare le generalizzazioni, le facile strumentalizzazioni e ogni forma di sciacallaggio. Trasmissioni televisive sul mondo e la cultura rom andrebbero programmate lontane dai fatti di cronaca per favorire la conoscenza e l’integrazione».