ALBA ADRIATICA – Un tiepido pomeriggio d’autunno accoglie una moltitudine di persone accorse ad Alba Adriatica per dare l’ultimo saluto ad Emanuele Fadani.  Talmente tante che il rito religioso è stato officiato nella piazza antistante la chiesa di Sant’Eufemia, che non avrebbe potuto contenere le oltre duemila persone presenti alla cerimonia. Un pomeriggio in cui nell’aria si sono rincorse emozioni differenti e contrastanti, dal dolore per l’assurda morte di un uomo ucciso a pugni per futili motivi, alla rabbia nel sapere che uno dei responsabili fosse ancora in libertà, fino alla gioia per l’improvvisa notizia della sua cattura, a meno di un’ora dal termine dei funerali.

C’erano tutti a salutare Emanuele: parenti, amici, conoscenti, gente accorsa per testimoniare solidarietà e partecipazione, i rappresentanti di molti Comuni della vallata, della Provincia e della Regione. Una cerimonia funebre officiata dal vescovo di Teramo Michele Seccia e svoltasi in maniera composta e commossa, nonostante il massiccio dispiegamento di forze dell’ordine a scongiurare l’eventuale riesplodere di tensioni e tafferugli.

«Non troveremo pace nella violenza – ha esordito il vescovo – poiché la violenza non paga. Esigiamo il rispetto delle regole e della civile convivenza. Il bene comune dipende da tutti noi, e pertanto dobbiamo comportarci da onesti cittadini».

Attimi di commozione seguiti da un lungo applauso si sono avuti quando è stato letto un pensiero di Giorgia, 6 anni, la figlia di Emanuele: «Ogni volta che guarderò il cielo sarà per trovare la tua stella che mi protegge».

Piuttosto deciso invece l’intervento del fratello del commerciante, che ha lanciato un accorato appello alla comunità Rom: «Cambiate, o almeno provateci. Agli assassini invece dico: vergognatevi. L’assassinio barbaro di un fratello non posso e non voglio accettarlo e non mi arrenderò finchè non sarà fatta giustizia. Spero che Giorgia non debba in futuro subire l’umiliazione di vedere girare per strada gli assassini di suo padre».

A gran voce è stata anche chiesta la presenza dello Stato sul territorio, «affinchè  non si venga nuovamente dimenticati quando si spengono i riflettori».

Al termine del rito religioso palloncini colorati sono stati fatti volare in cielo, accompagnati da un lungo applauso.