ASCOLI PICENO – Non ci sono particolari allarmismi per il direttore dell’unità di Malattie Infettive dell’Ospedale Mazzoni di Ascoli Marco Gobbi, neanche dopo i recenti casi di Napoli dove si è registrato, tra gli altri, il decesso di una bambina di 12 anni apparentemente sana.
L’influenza H1N1, meglio nota come febbre “suina”, ha provocato la morte di sedici persone in Italia, di cui otto soltanto in Campania, ma per il direttore la situazione di Napoli potrebbe essere una semplice casualità.

«Nel caso di Napoli – spiega Gobbi – probabilmente c’è una maggior diffusione del virus e di conseguenza si registra un più elevato numero di casi gravi. Altre spiegazioni al momento è impossibile darle. A parte la bambina, di cui però si attende l’esito dell’autopsia, gli altri decessi sono dovuti a situazioni patologiche già esistenti. L’incidenza di morte rimane molto bassa, siamo nell’ordine dello 0,01 per mille contro l’1 per mille di una normale influenza».

Il direttore spinge comunque la popolazione locale a sottoporsi al vaccino. «Vaccinarsi è fondamentale per i pazienti con patologie croniche. Ma ha anche una valenza sociale perchè diminuisce la possibilità di diffusione del virus, che tra l’altro si rafforza nel passaggio da persona a persona».

Al momento in città si registrano diversi casi influenzali, seppur lievi, e non è escluso che si tratti di una forma non troppo aggressiva di H1N1. «Ci potrebbero essere stati già diversi casi di influenza “suina” – continua Gobbi- ma, ovviamente, potrebbero non essere stati diagnosticati perchè i sintomi sono scomparsi con una semplice cura antiinfluenzale, che è poi quello che avviene nella stragrande maggioranza dei casi. All’ospedale di Ascoli, al momento, l’influenza A è stata riscontrata in due pazienti, che sono già stati dismessi. Invece in osservazione ci sono attualmente tre persone, due con polmonite ed un anziano. A breve si conocerà il risultato degli esami».

Ma il picco potrebbe già esserci nei prossimi quindici giorni, e con esso una situazione più chiara dell’evoluzione del virus. Il tempo per il vaccino, perciò, non è molto. «Siamo leggermente in ritardo con la somministrazione delle dosi – conclude Gobbi – Per avere effetto il vaccino impiega minimo dieci giorni, perciò i soggetti a rischio devono farlo nel più breve tempo possibile».