SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Riceviamo e pubblichiamo da Nazzareno Torquati, ex assessore della giunta Perazzoli. A destra, sotto la fotografia, il Pdf dello studio oggetto del presente articolo.
Secondo uno studio molto specialistico dei dottori Carlo Bisci e Gino Cantalamessa del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Camerino le sabbie utilizzate per il rinascimento della spiaggia immediatamente a sud della foce del Tesino sono incompatibili con quelle naturali ivi esistenti.
Queste sabbie dragate al largo di Civitanova Marche, ad una distanza di circa 50 chilometri (28 miglia marine) dalla costa e ad una profondità di circa 80-90 metri «corrispondono alle cosiddette “sabbie relitte” cioè di sabbie grigio scure la cui origine è da ascriversi all’ultima trasgressione Olocenica marina che in quella zona dell’Adriatico è transitata circa 18 mila anni fa».
Di queste sabbie nel gennaio 2007, nell’ex area di volo di Marina Palmense, ne sono state stoccate circa 500 mila metri cubi da utilizzare per il ripascimento di spiaggie limotrofe in erosione.
Per questa operazione l‘ingegner Vincenzo Marzialetti della Regione Marche sarebbe stato denunciato da Legambiente.
Nell’estate 2007, queste sabbie sono state utilizzate per il rinascimento delle spiagge di Marina Palmense con risultati disastrosi in quanto tutto il materiale è stato spazzato via alla prima mareggiata.
Da qui è stato commissionato questo studio per vedere la compatibilità delle sabbie con gli arenili fino alla foce del Tronto.
Lo studio ha dato parere negativo per la totale mancanza d’idoneità e risulta particolarmente grave tranne che qualche piccola linea di costa per circa cinquecento metri.
Lo studio motiva poi: «Le sabbie dragate hanno un colore grigio scuro che non solo mal si addice alle spiagge regionali, di colore ocra chiaro o biancastro, ma, durante la stagione estiva, comporta un notevole ed inopportuno innalzamento della temperatura della sabbia stessa e dell’aria circostante. Il loro colore, inoltre, fa sì che, qualora fossero utilizzate, il loro trasporto lungo la spiaggia sommersa a causa del moto ondoso comporterebbe una notevole variazione locale (che può estendersi al largo per diverse centinaia di metri) del colore del fondale, con conseguente riduzione del potere mimetico di molte specie animali che vivono semisepolte nelle sabbie (ad esempio le vongole e le canocchie) e che a tale meccanismo affidano la propria sopravvivenza. La dimensione sottile ed il colore scuro contribuiscono, infine, ad innalzare il livello locale di torpidità delle acque ogni qualvolta le stesse sono in sospensione».
Insomma un disastro per la nostra economia turistica che non sarà gran cosa nell’economia della città ma comunque ha un consolidato di tutto rispetto anche se da lavoro salariato precario e limitato ai pochi mesi estivi.
Allora viene spontaneo pensare a cosa è successo nella nostra costa perché di colpo ci siamo meritati delle fortune come la cassa di colmata, che ogni giorno perde fanghi inquinati batteriologicamente come le riprese televisive dimostrano, e una nuovissima finta spiaggia con sabbia nerissima del tipo esistente nelle isole di origine vulcanica.
Chi ha autorizzato tutto questo?
Chi ha la governance della fascia costiera?
Chi ha un così potere assoluto per superare ogni ostacolo ed ogni volontà amministrativa locale onde permettere operazioni così pericolose?
Perché ci si ostina ancora a proporre soluzioni come le barriere frangiflutti quando è dimostrata la loro inutilità?
Perché finalmente non si affida una ricerca seria e specialistica a Centri altamente qualificati per risolvere la questione in senso definitivo come già è stato fatto in molte altre parti con situazione analoghe alla nostra?
Con queste bombe ecologiche in casa come potremo affrontare il futuro e addirittura l’istituzione del Parco Marino?