ASCOLI PICENO – Mercoledì sera a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico la multinazionale Manuli ha sostanzialmente ribadito quanto contenuto nel piano industriale presentato durante il precedente incontro.

Davanti ai rappresentanti del Ministero, ai sindacati e alle istituzioni locali, i vertici aziendali della multinazionale hanno confermato la volontà di mantenere produttiva solo una parte dell’impianto ascolano, con la dismissione di alcuni reparti e la messa in mobilità di circa 170 lavoratori. Poco più di cento dipendenti tornerebbero al lavoro (rispetto al precedente incontro sono passati da 102 a 118), mentre per gli altri sono previste misure di accompagnamento pensionistico e di mobilità incentivata.

Nell’incontro di mercoledì, che si è protratto fino alle tre del mattino, dunque, non si sono registrati significativi passi in avanti in direzione di una completa ripresa della produzione.

Intanto, stamattina è giunto davanti ai cancelli della fabbrica un tir proveniente dalla Bielorussia, con l’incarico di scaricare del materiale necessario alla produzione. Questo elemento lascerebbe intuire che, in ogni caso, l’azienda sia intenzionata a far ripartire al più presto la produzione nei termini da essa stabiliti. Termini che per i sindacati non sono accettabili.

«Non è stato fatto nessun passo avanti nell’incontro di questa notte – afferma Andrea Quaglietti del Sdl e  Rsu aziendale- pertanto, il sindacato interno non ritiene sufficienti le proposte fatte dall’azienda».

In conseguenza della situazione che è emersa, prima di procedere alla stesura di un verbale di mancato accordo, il rappresentante del Ministero dello Sviluppo, il dott. Giampiero Castano, ha convocato per giovedì mattina la proprietà nella persona di Dardanio Manuli.

Nel momento in cui scriviamo, ancora nessuna notizia sull’esito dell’incontro, per questo i lavoratori stanno dando vita ad una manifestazione di protesta davanti allo stabilimento di Campolungo.

In serata nuovi aggiornamenti sugli sviluppi dell’incontro.