SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Non è bastata la nuova grafica ed uno studio completamente rinnovato. Il “Matrix” di Alessio Vinci non carbura ed i risultati di inizio stagione sono tutt’altro che confortanti. Da settembre, lo share non ha quasi mai superato la quota del 15%, totalizzando oltretutto dei picchi negativi nelle puntate riservate alla libertà di stampa (14,15%) e all’omicidio di Garlasco (13,66). Persino l’appuntamento del venerdì, consuetamente ‘sorridente’ a Mediaset e dedicato al mito di Michael Jackson, ha raggranellato un misero 13,68%.

Dati inquientanti, al di sotto delle aspettative e più deludenti di quelli della scorsa stagione quando all’esordiente Vinci, subentrato al licenziato Mentana ad inizio marzo, venne concesso il cosiddetto “periodo d’assestamento”.

Ci si augurava dunque una partenza differente, considerando anche i temi affrontati, decisamente appetibili e popolari per il pubblico di Canale 5.

Il flop, perchè di ciò si tratta, ha diverse sfaccettature. Il ritmo, frenetico ed avvincente con il vecchio conduttore, è pressochè nullo. La metodica del confronto è identica a quella di qualunque altro talk show: tanti ospiti, botta e risposta e niente più. Una logica che per essere attuata ha avuto bisogno, come anticipato, di un restyling del set. Lo schieramento frontale di sei poltrone, con il pubblico avvicinato e posizionato alle spalle degli ospiti, ricorda non poco “Ballarò”. Peccato però che Vinci non sia Floris e che pure il carisma non sia lo stesso.

Assistendo ad una puntata di “Matrix” si ha la sensazione di conoscere già il finale. Non ha quasi senso posizionarsi dinanzi al televisore, a patto che non ci sia l’intenzione di addormentarsi. Non è infatti un caso se il graffiante Roberto D’Agostino sul suo “Dagospia” ha ribattezzato l’ex inviato della Cnn in “CatAlessio”.

Da segnalare infine la faziosità, improvvisamente impossessatasi della trasmissione. La partigianeria di Vinci è velata, ma terribilmente percepibile. E neanche i servizi d’approfondimento, un tempo dinamici ed efficaci, sembrano distanziarsi troppo da tale indirizzo.