SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Da una parte il razionale e legittimo principio di precauzione; dall’altra gli interessi economici delle compagnie telefoniche, l’interesse dei consumatori sempre più avidi di telefonia mobile e web senza fili, le leggi nazionali per cuii Comuni non hanno voce in capitolo nella localizzazione delle antenne.
Fra queste due realtà, esiste uno strumento amministrativo che la legge offre a un Comune per decidere almeno la dislocazione delle antenne nel proprio territorio. E per stabilire che i proventi dalla locazione dei tetti vadano a finire fra i soldi comunali, stabilendo che le antenne debbano essere installate solo sopra a edifici pubblici.
E invece il Comune di San Benedetto finora ha scelto di non dotarsi di un Piano per la localizzazione degli impianti di telefonia mobile. «Sono dieci anni che lo chiediamo, e ancora nulla», ha tuonato nell’assemblea pubblica di lunedì sera Antonio Alfonsi, impegnato nell’associazionismo anti elettrosmog nella seconda metà degli anni novanta.
Eppure, nel primo anno di mandato, l’amministrazione Gaspari avrebbe potuto diventare la prima amministrazione sambenedettese a dotarsi di questo Piano, dopo un decennio di attesa. I soldi c’erano, erano stati stanziati. Quarantamila euro che poi invece sono stati destinati a un altro capitolo di spesa del bilancio comunale. Sbaglia l’assessore Canducci quando di fronte ai residenti inferociti per la nuova antenna di via Roma sostiene che i soldi non c’erano. I soldi c’erano eccome. Si scelse di attendere, rinviare, procrastinare, attendere la Provincia di Ascoli per una pianificazione congiunta. Si parlò del Piano imminente, e oggi nel 2009 ancora non c’è. Ci sarà fra pochi mesi, assicura Canducci. L’incarico per la sua realizzazione tecnica è stato affidato. Il 12 settembre scorso.
Ripetiamo, le antenne non può vietarle nessuno che non sia lo Stato. E forse, se mancassero, in alcune zone ci sarebbero proteste per la mancata copertura del segnale di telefonia mobile. Però quei 40 mila euro andavano spesi prima. I cittadini avrebbero ben apprezzato di rinunciare a qualche manifestazione estiva per avere in cambio un documento importante per un tema così delicato come la salute pubblica.
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Il comune di San Benedetto secondo me non sa neanche cosa significa il "piano Antenne", sa solo che bisogna sborsare 40 mila euro e per questo non ha dato luogo a procedere.
A distanza di mesi assistiamo a scene di "antenna selvaggia" (vedi caso di via Roma) in cui le vittime sono cittadini che da un giorno all'altro si trovano un'antenna sopra la testa.
La scusa che la tecnologia non può essere fermata, non deve impedire che la decisione di dove installare antenne deve passare per i cittadini stessi.
Ogni omissione fatta dagli Amministratori della città non può essere accettata.
Carissimi Oliver e Ambientalista, scrivo questo commento più per avere una delucidazione che per esprimere un parere. Anzi, oserei dire, portare qualche piccola considerazione che mi auguro sia da spunto per un approfondimento. Non sono un esperto di antenne ed elettrosmog, lo riconosco; chi si spaccia per tuttologo, semplicemente, mente. Anzi, mi piacerebbe saperne di più. Ma dalle informazioni che ho raccolto – magari in maniera sbrigativa, per cui accetterò volentieri di essere corretto – mi pare che l'allarme sulle antenne dei telefoni cellulari sia abbastanza esasperato rispetto ai problemi reali che queste pongono. Mi risulta, ad esempio, che le… Leggi il resto »