ROMA – La Lazio s’è aggiudicata la Supercoppa Italiana 2009, battendo l’Inter di Mourinho per 2 a 1. Ma a far discutere, 24 ore dopo l’impresa biancoceleste è soprattutto la scelta adottata dalla Rai di non commentare l’evento direttamente da Pechino, bensì dai ben più vicini studi di Saxa Rubra.

Decisione che ha immediatamente scatenato l’ilarità di molti blog e la severa presa di posizione del “Messaggero”, addirittura scandalizzato dal comportamento di Viale Mazzini: «Se tu Rai acquisti i diritti per una partita importante come la Supercoppa, dovresti quanto meno, e per rispetto dei soldi che ti versano obbligatoriamente i contribuenti, fornire un servizio adeguato all’avvenimento. Invece, la telecronaca della sfida di Pechino è stata quanto di peggio il servizio pubblico potesse offrire».

Una sentenza senz’appello, che però appare alquanto pretestuosa e fuoriluogo. E’ la prima volta infatti che il servizio pubblico subisce una gogna mediatica per via di una campagna al risparmio. Appena un anno fa era stata proprio la trasferta olimpica pechinese ad indignare la critica televisiva: troppi giornalisti sul posto, inviati in esubero, con il risultato di una spesa salatissima.

Oggi, al contrario, si contesta a Raiuno la mancata mobilitazione di massa e la conseguente riduzione dei costi.

Diminuzione tra l’altro legata al reale valore dell’evento. Costato alla tv di stato appena 600 mila euro dopo una lunga trattativa con la Lega, l’appuntamento di Supercoppa è andato in onda alle 14 di sabato. Una fascia lontana dall’appeal del prime time e dunque meno appetibile dagli investitori commerciali chiamati ad acquistare gli spazi pubblicitari a disposizione.

Dinanzi a questo scenario, stona pertanto l’insurrezione di qualche giornalista. Già perchè dal monitoraggio di altre realtà si accorgerebbe che di telecronache “a distanza” ne è pieno il mondo. La stessa Sky, piattaforma dove il calcio è pane quotidiano, sceglie il più delle volte di seguire il campionato russo dalla base milanese. Eppure a quanto pare non si sono mai udite sommosse popolari in questo senso.

Discorso a parte merita comunque la telecronaca di Carlo Nesti e Salvatori Bagni. Svogliati e imprecisi, la loro svagatezza ha toccato a tratti livelli impressionanti. Ma questa, obiettivamente, è un’altra storia.