MARTINSICURO – E’ un Massimo Vagnoni insolito quello che ha parlato alla conferenza stampa tenutasi martedì primo luglio: amareggiato, deluso, ma anche «arrabbiatissimo», per la porta chiusa che lo ha tenuto fuori dalla giunta provinciale designata da Valter Catarra e per quell’occasione sfumata per Martinsicuro. Al suo fianco il coordinatore locale di Forza Italia Gianfilippo Vallese e il sindaco Di Salvatore, che non ha risparmiato dure parole per commentare quanto accaduto: Massimo Vagnoni, il primo degli eletti con il 46% delle preferenze conseguite, al quale l’assessorato sarebbe dovuto andare semplicemente come un “atto dovuto” è stato invece tagliato fuori.

«Ci tengo a precisare – ha esordito Vagnoni – che rispetto le istituzioni, il presidente Catarra e gli assessori nominati. Quello che contesto sono invece il merito e la forma relative alle nomine. Come primo degli eletti sarei dovuto quantomeno essere reso partecipe delle scelte in atto. Ma così non è stato. E ancora nessuno mi ha ufficialmente spiegato il motivo per cui di nuovo alla città di Martinsicuro è stato negato quanto le spettava invece di diritto».

E’ un fiume in piena l’avvocato truentino, e non risparmia frecciate verso i dirigenti del partito che non hanno saputo o voluto fare gli interessi di una città che, alle elezioni dello scorso 6 giugno, lo aveva sostenuto così calorosamente. Sulle nomine, «frutto di logiche non cristalline», chiede spiegazioni che non sono ancora arrivate. La stessa sua esclusione dalla giunta l’ha saputa infatti da un assessore appena eletto che si è premurato di avvisarlo, mentre nessuna comunicazione è mai arrivata dalle dirigenze.

Pare infatti che l’assessorato di Vagnoni fosse stato dato per certo fino a giovedì sera 25 giugno, quando «si discuteva solo in merito alla delega da assegnare», per poi arrivare ad una fase di incertezza nel venerdì e al cambio delle carte in tavola sabato 27, con la sua eclatante esclusione.

«I cittadini ci avevano dato fiducia con il loro voto e sono stati nuovamente delusi. In Provincia però difenderò i diritti di Martinsicuro e mi riserverò qualsiasi tipo di azione. Ho già detto al presidente che non alzerò la mano per votare qualsiasi cosa verrà proposta, riservandomi di analizzare di volta in volta eventuali vantaggi e svantaggi per Martinsicuro». E ora il giovane avvocato annuncia «una battaglia forte nei confronti di chi ci ha escluso da qualsiasi partecipazione».

«Non è questione di attaccamento alle poltrone – prosegue Vagnoni – e lo dimostrano sia la mia rinuncia alle deleghe in Comune che la mia esitazione a candidarmi alle provinciali. Se poi l’ho fatto è stato solo per dare alla città un’occasione, un ruolo importante in Provincia, ma così non è stato. Non penso che gli altri Comuni avessero meriti maggiori per ottenere le cariche che hanno avuto».

L’amarezza di Vagnoni è tale che ha deciso di rinunciare anche al ruolo di capogruppo che gli era stato offerto: «Era inevitabile, non posso essere a capo di un gruppo in cui al momento non mi riconosco pienamente». E si aspetta che al di là delle cariche negate, ora la Provincia dimostri «atti concreti e visibili per Martinsicuro».

Dello stesso avviso anche il sindaco Di Salvatore, che nel quadro politico delineato non manca di tirare in ballo gli attriti con il gruppo locale di An, che a detta di molti sarebbe stato la concausa per cui sarebbe saltato il posto di Vagnoni a vantaggio del filone ex An, a cui sono andati due assessorati e la vicepresidenza: «Berlusconi ha voluto il Pdl – ha detto Di Salvatore – ma di fatto è un partito che ancora non esiste. Per le votazioni ci si riunisce sotto la stessa bandiera ma poi ognuno ha interessi e pretese diverse. Ecco perché io non prenderò la tessera del Pdl finchè non saranno risolti i dissidi interni. E sono disposto anche a dimettermi sia da sindaco che da presidente dell’Unione dei Comuni se permangono le attuali condizioni».