SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Da Felice Gregori, coordinatore comunale del Pd sambenedettese, riceviamo e pubblichiamo.

In quanto segretario comunale del Pd di San Benedetto sento il dovere di intervenire circa il risultato elettorale avuto dal mio partito a livello locale, così come a livello provinciale.

Sicuramente le attese del Pd erano diverse ma questo non può e non deve annebbiare la vista di coloro che credono nel progetto del Partito Democratico, che sta di fatto nascendo in questi mesi e si sta organizzando in vista del prossimo congresso previsto per il mese di ottobre.

In questi giorni sì è assistito a varie esternazioni da parte di alcuni rappresentanti della sinistra secondo cui per risolvere tutti i problemi legati all’avanzare della destra a livello nazionale ed europeo è sufficiente chiedere le dimissioni di tutti i coordinatori di circolo locali compreso quello provinciale.

Ora appare singolare come si possano identificare nella dirigenza sambenedettese del Pd tutti i problemi legati alla flessione del centrosinistra senza tener conto ad esempio che nella vicina nuova provincia di Fermo, pur avendo una coalizione di centrosinistra tutta unita si è andati al ballottaggio, oppure non si comprende come in un’analoga situazione (addirittura con un presidente uscente) nella limitrofa provincia di Macerata, con tutta la coalizione del centrosinistra si sia assistito ad una netta bocciatura al primo turno nonostante il presidente Silenzi che ha contribuito da solo ad apportare un serbatoio di ben 13.405 voti (in questo caso Rifondazione ha avuto un consenso pari al 2,81%).

Il Partito Democratico nella provincia di Ascoli Piceno ha ritenuto di avviare un processo diverso in linea con quanto contenuto nel suo statuto, ritenendo di mettere a disposizione della coalizione un suo candidato frutto di primarie interne; ora si potrà ritenere la via delle primarie discutibile o entusiasmante, ma in ogni caso è stato seguito un iter che ha rispecchiato il fondamentale diritto di autodeterminazione che è la base della costituzione del Partito Democratico.

Il Partito Democratico subito dopo le elezioni politiche dello scorso anno ha avviato una campagna di ascolto sul territorio. sulla scorta della quale ha redatto un programma che è sotto gli occhi di tutti e che è stato ampiamente divulgato in questi giorni; questo programma peraltro è stato condiviso da quattro partiti della coalizione uscente e riflette le linee-guida che hanno da sempre contraddistinto il centrosinistra dal centrodestra.

Gli appelli che vengono lanciati in queste ore dal candidato Presidente Mandozzi e le aperture alle implementazioni al programma, tendono alla salvaguardia di un territorio e non certo alla mira della “poltrona” come in maniera poco veritiera è da più parti stato detto; se il Partito Democratico avesse ambito alle poltrone avrebbe in maniera molto più prosaica instaurato un rapporto diverso con l’intera coalizione, consapevole del peso che avrebbe in ogni caso avuto all’interno della stessa.

L’appello che viene lanciato in queste ore, tende a far sì che nella provincia si possa portare avanti un progetto avviato dal Partito Democratico che ha trovato la condivisione al primo turno del 30% circa dell’elettorato. Abbiamo la possibilità di riconfermare una giunta di centro sinistra che per la prima volta nella storia della nostra città potrebbe confermare ben 5 consiglieri provinciali di San Benedetto.

Non lasciamo che i rancori personali abbiano il sopravvento sulla politica e sull’intelligenza politica che da sempre ha contraddistinto il popolo della sinistra

La sinistra riformista e radicale dovranno confrontarsi e rivedere i loro rapporti perché tornino ad essere un punto di riferimento nel paese e diano una visione che tenda alla solidarietà, alla coesione e alla equità sociale, principi questi che continuano a mancare alla destra.

L’invito che rivolgo a tutte le elettrici ed elettori nonché ai dirigenti del centrosinistra è quello di votare per Emidio Mandozzi, non per mantenere una posizione di privilegio del Pd, ma per salvaguardare un territorio e per far tornare a votare quel 30,19% di elettori che non hanno inteso esprimersi in queste elezioni, facciamo sì che questi tornino a sentirsi parte attiva di un progetto che da sempre ha contraddistinto la politica del centrosinistra.