SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Prosegue la preparazione della Samb in vista della partita di ritorno dei play out con il Lecco. Al campo “Riviera delle Palme” nella giornata di mercoledi si è presentato tutto l’organico compreso Arnaldo Bonfanti che però è stato rispedito a casa dall’allenatore perché febbricciante.

Quest’ultimo episodio dà un po’ la dimostrazione di quale spirito nuovo è riuscito ad apportare (peccato che sia arrivato un po’ tardi) mister Rumignani. Tutti vogliono esserci e nessuno ha intenzione di tirarsi indietro.
Tuttavia, ad un certo punto, alcuni giocatori come Marino, Magnani e Pippi hanno chiesto di smettere prima perché a corto di energie. Per quest’ultimo si tratta anche di un leggero risentimento alla coscia che però non dovrebbe creare nessun problema per il suo impiego domenica a Lecco.

Ma il ritrovarsi senza fiato a metà allenamento non è di certo un fatto positivo in vista di una trasferta dove ognuno dovrà dare l’anima. Rumignani tranquillizza subito tutti: «Il  fatto è che questi tre elementi, sapendo di essere tra quelli che dovranno costituire ancora una volta una parte importante della squadra stanno cercando di centellinare al massimo le forze per potersi presentare al massimo».

Antonio Magnani è uno di quelli che, con l’arrivo del nuovo allenatore si è visto ritagliare un posto da pedina fondamentale in questa squadra.

Il fatto di sentirti sicuro del posto ti responsabilizza di più?

«Certamente, con l’arrivo di Rumignani, mi sono ritrovato a svolgere un compito molto più definito che consiste soprattutto nel contrastare l’avversario per poi ripartire sula fascia e da qui cercare il lancio in area per i miei compagni. Ma la cosa più importante è stato il nuovo spirito disteso, e goliardico nella giusta misura, che il nuovo allenatore ha saputo infonderci facendoci così rilassare nella giusta misura»

Domenica, dopo la partita finita a reti inviolate qualcuno ha riferito che ti sei rivolto ai compagni nello spogliatoio..

«Sì. Quando giocavo nel Castel di Sangro abbiamo disputato i play out contro il Fano e la prima partita la giocammo in trasferta. La partita anche lì finì zero a zero. Perciò ognuno di noi era convinto di avere ormai la vittoria finale in tasca. Beh, sapete come andò a finire? Che il Fano vinse sul nostro campo per due a zero. Quindi ho detto ai miei compagni che abbiamo ancora tutto da giocare. Restano novanta minuti e in quello spazio di tempo può succedere di tutto»

All’inizio di questo campionato eri molto più aggressivo sotto porta tanto da risultare fra quelli che si davano più da fare..

«Sì, lo so. Ma poi, sapete tutti che ho avuto un brutto infortunio e ho dovuto faticare non poco per riprendere la forma con la quale ero arrivato. Oggi, grazie al cielo, posso dire di sentirmi bene sia nel fisico ma soprattutto nello spirito grazie ancora all’allenatore che ci ha tolto di dosso quella febbre da risultato che ci attanagliava un po’ tutti. Ora lavoriamo con molto più senso di appartenenza ad un gruppo più che ad una squadra. In altri termini se prima era solo e soltanto un dovere da compiere ora è anche un piacere. Peccato che tutto ciò è arrivato alla fine di questo campionato»

Si può azzardare che hai una voglia matta di restare a San Benedetto?

«Confesso che quando sono entrato in campo domenica mi sono tremate un po’ le gambe a vedere tanta gente ma soprattutto un tifo mai sentito prima al “Riviera delle Palme”. Allora mi sono detto “caro Antonio qui o te la fai subito sotto o giochi dando l’anima!” Poi ho subito scartato la prima ipotesi per cercare di fare risultato pieno. Non ci siamo riusciti ma rimane ancora una partita. Prendiamola come una finale da Campionato del Mondo e vediamo cosa succede!»