SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In un periodo in cui tutta o quasi l’attenzione del mondo ciclistico è rivolta al Giro d’Italia del Centenario, per chi non vi partecipa può essere un momento per trarre le somme della stagione agonistica fin qui vissuta. E’ quello che abbiamo voluto fare con Luca Fioretti, il giovane neo professionista nato a San Benedetto del Tronto che corre tra le fila del team marchigiano “Centri della Calzatura”. Abbiamo incontrato Luca tra un allenamento e l’altro in preparazione delle prossime gare e gli abbiamo rivolto qualche domanda per conoscere le sue impressioni sulle competizioni a cui ha partecipato fino ad oggi.
Come credi sia andata la tua stagione fino ad ora?
«Credo che fin ora sia andata discretamente la mia stagione, anche se non ti nascondo che potevo e volevo fare qualche risultato in più, però va benissimo cosi».
Guardandoti in dietro, credi che saresti stato in grado di vincere qualche gara o comunque di ottenere un piazzamento migliore di quelli avuti?
«Credo di si, qualche bel piazzamento avrei potuto farlo, tipo al Giro di Toscana se non avessi fatto quella fuga di oltre cento chilometri magari nel finale avrei avuto più energie per disputare la volata poi vinta da Petacchi. Sicuramente un piazzamento nei cinque ci stava tutto, dato che le volate sono alla mia portata».
E la gara che secondo te è andata meglio o che comunque ricordi con più entusiasmo?
«La gara che ricordo con più entusiasmo è la quarta tappa della Coppi e Bartali, sono andato via in fuga “pronti via” con altri tre corridori e mi hanno ripreso dopo che avevo staccato gli stessi ad 8 km al traguardo, dopo 160 km di fuga a 46 km/h di media. Quel giorno stavo davvero bene e ho creduto fino all’ultimo di poter vincere. Però non è andata così, e questo sicuramente mi mette ancora più grinta per riprovarci e far bene nelle prossime gare».
Quando promuovi una fuga, lo fai perchè ti senti sempre in piena forma o ci provi comunque?
«Molto spesso la promuovo perchè sto bene fisicamente e mi sento in forma, ma non ti nascondo che è molto difficile promuovere una fuga che poi va a buon fine, perchè tutti o quasi cercano in ogni modo di mettersi in mostra ed è veramente molto difficile andare in fuga».
Come ti sei trovato in gruppo?
«Mi sono trovato bene, anche se ancora non faccio amicizia con nessuno dato che la maggior parte delle gare che ho disputato sono andato in fuga, quindi c’è stato pochissimo o quasi per niente tempo per parlare con i miei colleghi».
Credi che in qualche caso l’emozione possa averti giocato un brutto scherzo?
«Credo che al Giro del Trentino, nella terza tappa, l’emozione di indossare la maglia di leader a punti mi ha fatto fare degli errori che in futuro mi serviranno da lezione. Nel Passo Sella ho fatto di tutto per tenere le ruote dei migliori ” Basso, Di Luca, ecc…” e questo mi ha fatto spendere molte energie che poi ho pagato nel Passo Gardena e poi successivamente con il ritiro. Mi è dispiaciuto tantissimo, però ho pagato l’ inesperienza e la troppa foga di primeggiare. Ti ripeto, mi è servita da lezione».
Osservando i risultati fin qui ottenuti, consideri di avere affrontato una buona preparazione nei mesi scorsi o magari avresti dovuto osservare qualche dettaglio che ti è sfuggito?
«Ma tutto sommato credo di aver lavorato benissimo quest’inverno, anche perchè fortunatamente non mi sono mai ammalato e quindi la preparazione è andata avanti fluidamente. L’unico rimpianto forse è quello di non aver effettuato un periodo di riposo necessario per ricaricare le energie psicofisiche nel periodo ottobre/novembre, quando solitamente un corridore ne ha profondamente bisogno».
Quali sono i prossimi impegni?
«I prossimi impegni sono a fine mese in Slovenia due giorni, poi farò il Memorial Pantani, il Giro dell’Appennino, gli Italiani e una gara a tappe tra Giro di Slovacchia e Giro di Serbia. Non possiamo che concludere dicendo che fin qui Luca si è certamente impegnato per far vedere a tutti quanto vale e sicuramente in futuro non mancherà occasione di vederlo ancora in azione tra i primi al traguardo. Non bisogna comunque dimenticare che è e rimane un ragazzo di 25 anni che sta vivendo un’esperienza del tutto nuova per cui ha sacrificato tutta la vita, quindi qualche tiro mancino dell’emozione è più che giustificato e c’è da dar fiducia a questo giovane sempre in fuga, quando dice che ha imparato dai propri errori. Le gambe e la testa per fare bene ci sono, ed i propri sogni non vanno mai abbandonati, soprattutto se si tengono i piedi ben ancorati nella realtà».