SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Seppure per strade diverse erano giunti alle stesse conclusioni: un forte terremoto si sarebbe presto verificato all’Aquila. Giampaolo Giuliani, tecnico presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare presso i Laboratori del Gran Sasso, attraverso la misurazione della quantità di gas radon che fuoriesce dal sottosuolo in prossimità di un evento sismico, e Dimitar Ouzonov, scienziato al Goddard Space Flight della Nasa attraverso la misurazione di alcuni parametri presenti nell’atmosfera terrestre.

Usando tecniche Gps e ionosonde, lo staff dello scienziato russo studia da anni la possibilità di prevedere terremoti grazie all’osservazione di segnali elettromagnetici nell’atmosfera. Una settimana prima del 6 aprile il gruppo di scienziati aveva rilevato anomalie termiche e variazioni della ionosfera nell’area vicina all’epicentro. Giuliani ha poi affermato di essere stato contattato il 7 aprile da Sergey Pulinets, vicedirettore del centro di monitoraggio spaziale di Mosca e studioso insieme ad Ouzounov delle radiazioni infrarosse, che gli ha chiesto i dati rilevati sul radon. Il confronto tra i parametri del tecnico abruzzese e dell’equipe della Nasa sono stati poi discussi nei giorni successivi al Congresso della European Geosciences Union, tenutosi a Vienna.

«Abbiamo sovrapposto i grafici – ha dichiarato Giuliani – e sono perfettamente compatibili. La complessa ricerca di Ouzounov e Pulinets tiene conto del radon come precursore sismico, integrato con altri fenomeni osservati prima di un sisma, come la variazione dei parametri dell’atmosfera, l’elettricità nell’atmosfera e nella ionosfera. Ora – conclude – spero di poter attivare uno scambio fattivo di informazioni con i due studiosi per poter eliminare la paura dei terremoti».

E intanto è proprio di oggi un’intervista rilasciata ad un blogger (http://www.youtube.com/watch?v=a7DTDTKcVbE ) in cui Giuliani afferma di aver rilevato in alcune zone dell’aquilano nuovi aumenti di gas radon. Ma a detta del ricercatore abruzzese la quantità di energia accumulata potrebbe scaricarsi in una serie di scosse ripetute e di bassa magnitudo piuttosto che in una singola di forte entità.

Dal 2007, su 25 allarmi generati dallo studio di Pulinets e Ouzonov, 21 sono risultati esatti, mentre negli ultimi otto anni anche Giuliani, monitorando il territorio dell’Aquila e dintorni con la sua rete di rilevatori, ha riscontrato un’affidabilità del suo sistema superiore all’80%.