SAN BENEDETTO DEL TRONTO – C’è stato a Londra il vertice dei G20 che dovrà ridisegnare l’ordine economico internazionale per uscire dalla crisi che ci attanaglia da diversi mesi e che molto probabilmente sarà ancora lunga.
Sono state tracciate le linee guida che le maggiori potenze economiche mondiali vogliono attuare per i prossimi anni: fine del segreto bancario e di altre regole finanziarie per rendere più trasparente il mercato, pubblicazione della lista nera dei paradisi fiscali e di quella grigia per gli stati poco trasparenti, controlli più severi sulle agenzie di rating, stretta ai superstipendi di manager bancari e soprattutto 1.100 miliardi di dollari disponibili per i paesi in difficoltà gestiti per la maggior parte dal FMI.
La comunità internazionale ripone molte speranze in questi accordi, ma i maggiori esperti di politica internazionale sono scettici, non credono che si raggiungeranno tutti gli obiettivi che si sono prefissati, a dispetto delle dichiarazioni trionfalistiche di facciata, perché tutte le maggiori potenze, specialmente la UE, hanno la paura di imbarcasi in una crisi di cui non conoscono la fine e si rifugiano in un palese nazionalismo che non aiuta la ripresa economica.
Gli Stati Uniti, maggiori responsabili di questo default, non sono così entusiasti e vogliosi di caricarsi da soli il peso per uscire dalla crisi, cercano la collaborazione di tutti e, se questo non ci sarà, sono intenzionati a inondare il mercato di dollari pur di far ripartire l’economia.
Il FMI dovrebbe avere più poteri di intervento sugli squilibri macro economici di quelli che ha ora e che potrebbero creare problemi ai mercati finanziari e all’economia mondiale in genere e non solo operare a salvataggio dei paesi in difficoltà.
I maggiori organismi internazionali dovrebbero anche inviare messaggi di ottimismo alla comunità mondiale ( operatori, investitori, consumatori) senza ovviamente inventarsi buone notizie fasulle, per togliere un panico che è diventato eccessivo e che paralizza i consumi.
Nel mondo ci sono troppi conflitti di interesse fra grandi manager e le autorità di sorveglianza; bisogna riformare le istituzioni che regolano e che controllano i mercati finanziari e i controllori non dovrebbero essere pagati da chi deve essere controllato.
Stesso discorso per l’Europa, che dovrebbe dare alla BCE maggiori poteri decisionali ,di controllo e di sintesi sui più importanti problemi di politica economica.
Questa crisi ci ha rimandato a standard di vita di 20/30 anni indietro; gli interessi sul debito pubblico accumulato dai molti paesi porterà poi ad un probabile aumento di tasse, forse a stampare nuova-carta moneta, ad una ripresa dell’inflazione e ad un ridimensionamento del debito pubblico e che sarà pagato quasi esclusivamente e come al solito dalle categorie più deboli.
Questi problemi molto probabilmente porteranno a rivedere certi tenori di vita fatti sulla cultura del debito, sulle carte di credito, sui prestiti facili senza capitale e su tutte quelle transazioni che vivevano di leve finanziarie; insomma si ritornerà forse a un’economia più reale, a produrre prima di consumare quello che non si ha e le banche si faranno più attente a prestare i soldi a chi non da garanzie.
In giro c’è una grande rabbia diffusa con la voglia di trovare i colpevoli di questa crisi: ultimamente abbiamo assistito a scene di forti contestazioni a proprietari di aziende, a presidenti ed amministratori delegati di grandi società o banche ed alcuni di loro hanno dovuto restituire somme avute con generosissime buonuscite, stock option o bonus.
Tutte queste incertezze e paure porteranno inevitabilmente ad un super controllo della politica sull’economia e sulle attività umane in genere e le conseguenze saranno una riduzione delle libertà individuali e un rallentamento del processo di crescita di una nazione.
Questo non toglie però che si deve passare da timori eccessivi ad un sano realismo, essere consapevoli di avere di fronte un periodo difficile che sta facendo tante vittime, ma avere anche la consapevolezza di una nuova realtà che ha ridimensionato certi vecchi stili di vita, certe “ cattive “ abitudini e ripartire da queste crude certezze.