Da Riviera Oggi numero 769

MONTEPRANDONE – Ogni anno, da oltre due secoli, migliaia di fedeli assistono alla storica processione del Cristo Morto. Ciò si ripete puntualmente sin dal 1500, quasi, ci si passi l’espressione, dalla notte dei tempi.
La sera del Venerdì Santo i numerosissimi fedeli provenienti dai paesi limitrofi, si ritrovano a Monteprandone nella chiesa parrocchiale di San Niccolò di Bari per vivere un forte momento spirituale che sa coniugare il folclore con la preghiera, la contemplazione con la storia, la tradizione con l’attualità.
Sono oltre 300 le persone del paese che vestono i ruoli dei personaggi storici che compongono la processione, dalle pie donne ai portatori, dalla banda ai chierichetti.
La confraternita della Pietà e della Morte decise nel 1845 di avere nella processione del Venerdì Santo una bara bella e preziosa che potesse essere l’orgoglio di tutti i cittadini.
Fu così che l’artista Emidio Paci realizzò in legno la bellissima statua del Cristo e l’anno successivo Sante Morelli preparò la Bara in legno e a misura delle stradine paesane.
Nel 1851 si commissionò a Tito Boccachiodi la doratura e nel 1855 con il velluto, le stoffe, le frange d’oro e d’argento, i cuscini e i fiocchi si completò l’ornamento.
La spesa considerevole fu di 200 scudi romani. La bara era terminata e così nel 1859 per la prima volta uscì in processione incantando coloro che la videro: maestosa, splendente, misteriosa, imponente e mistica.
Ancora oggi la bara è l’elemento centrale della Processione, chiunque la vede ne rimane affascinato. Pesa 400 chili e viene portata a spalla da quattro giovani (vestiti di nero) che formano una squadra di portatori e lungo il percorso si danno il cambio con le altre squadre. La novità dell’edizione 2009, che sarà il prossimo Venerdì Santo, il 10 aprile alle 21, è costituita dalle nuove tuniche che indosseranno i portatori. Tuniche nuove in toto, quindi, anche nelle finiture e nei particolari, consone al corteo medioevale e all’atmosfera stessa. Le nuove tuniche sono state realizzate dalla sartoria Caponi di Centobuchi già nota e apprezzata per la creazione di straordinari costumi d’epoca medioevali e non solo.
La tradizione vuole che portare la bara è una benedizione per il portatore. «Chi avrebbe portato la bara si sarebbe sposato felicemente» diceva il vecchio preposto, Don Giuseppe Caselli.
Il paese, meglio, l’incasato medioevale, interessato dal percorso processionale, sarà illuminato con le fiaccole e, quella notte, si respirerà una suggestiva area mistica e medioevale.
Se tutta la processione si svolge attorno alla bara non possono essere trascurate le altre parti importanti, quali la Croce e i simboli della passione, le sette parole dette da Gesù ricamate in oro su splendidi gonfaloni rossi, le vergini vestite di bianco, le pie donne con i loro lamenti, le ragazze con le sette spade, la banda musicale con i mantelli neri, le autorità civili e religiose, la statua di San Giovanni, la bellissima e preziosa statua della Madonna Addolorata.
Le istituzioni, in particolare, l’Amministrazione Comunale di Monteprandone patrocina l’evento storico-religioso della tradizionale e civica processione del Cristo Morto, unitamente alla Regione Marche e all’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno.
Determinante inoltre la collaborazione di molti cittadini che operano in sinergia con la Parrocchia “San Niccolò di Monteprandone”, quale ente organizzatore e protagonista dell’evento, coadiuvata dall’associazione culturale “Monsignor Eugenio Massi”.