SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Il mio avversario alle elezioni provinciali è Celani, non Rossi». Parole di Emidio Mandozzi che nel corso dell’assemblea degli iscritti e simpatizzanti del Partito Democratico presso la sala del “Cinema delle Palme” non si è potuto esimere dal dare una risposta non solo sul suo programma ma anche sulle alleanze mancate all’interno di un centrosinistra reduce da cinque anni di governo Rossi. Una campagna elettorale «non contro qualcuno, bensì per Ascoli» che non equivale, secondo Mandozzi, ad una resa dei conti all’interno dello schieramento.

Uno spettro, quello di Rossi, che è ricomparso fatalmente durante il dibattito: «Non ci siamo alleati con lui perché ci siamo accorti di possedere visioni differenti. Sul tema del lavoro questa amministrazione non ha saputo dare risposte soddisfacenti. Mentre per quel che riguarda le infrastrutture, l’attuale presidente ha bloccato parecchi progetti presenti nel programma della passata campagna, come l’arretramento della A14, la realizzazione della strada Mezzina e della bretella collinare». Precisazioni, quelle di Mandozzi, che hanno riguardato anche la vicenda delle primarie: «E’ stato Massimo a non voler partecipare, a non volersi mettere in gioco, dicendo che aveva già il supporto dei cittadini. Una volta vinto, mi sono comunque reso disponibile a ritirare la mia candidatura, a patto che lui facesse altrettanto. Ha detto “no” e, di conseguenza, la frattura è stata inevitabile».

Più duro invece il sindaco di San Benedetto Giovanni Gaspari, presumibilmente irritato per le recenti esternazioni di Rossi: «Non accetto accuse da chi pensa di poter dare lezioni. Sono cinque anni che chiediamo se è possibile attuare il piano per il “cappotto termico”, senza ricevere risposte da chi si ritiene ambientalista». Ed ancora: «Non abbiamo sete di potere. Se avessimo preferito una scelta di poltrona, avremmo continuato con il precedente percorso».

Successivamente il microfono è tornato al candidato, intento ad esporre le proposte della propria coalizione: «Vogliamo una Provincia che superi l’attuale crisi ripartendo dagli investimenti pubblici; che investa sui saperi, sulla formazione universitaria collegata alla reale opportunità di un impiego. Dobbiamo farci portatori di riforme nuove, come la ricerca e l’innovazione, capaci di valorizzare il nostro territorio a livello nazionale ed internazionale». Lo segue a ruota Pietro Colonnella: «Se facciamo una disamina degli ultimi quindici anni, non troviamo alcun merito attribuibile alla destra. Fino al 1997 la prima provincia turistica delle Marche era quella di Pesaro-Urbino, oggi al contrario possiamo vantarci del primato conseguito da Ascoli in questo settore».

Inevitabile tuttavia che i giornalisti presenti tornassero a sottolineare l’anomalia di una giunta sfiduciata dagli stessi amministratori che la compongono, considerato che Mandozzi è tutt’ora vicepresidente della provincia: «Se sono ancora al mio posto – si difende quest’ultimo – è per senso di responsabilità e per garantire una difesa del territorio in un momento di difficoltà»

E alla domanda se ci sia l’eventualità di assistere ad una “pace” con gli ex alleati in caso di ballottaggio, il Pd in coro ha risposto: «Noi pensiamo di poter vincere. A tutte le altre ipotesi penseremo non prima del 7 giugno. Quel giorno vedremo». Non un “sì”, ma nemmeno una chiusura definitiva.