CAMPLI – E’ stato accusato di omicidio volontario aggravato premeditato: in base a quanto emerso dall’interrogatorio a cui è stato sottoposto Vincenzo Raimondo, il 77enne di Campli che ha ucciso con due colpi di fucile il figlio Giuseppe di 35, è risultato che l’uomo non avrebbe agito d’impulso, ma avrebbe premeditato il suo gesto.

In base alla ricostruzione di quanto avvenuto nella mattina di martedì 17 marzo, padre e figlio avrebbero fatto dapprima colazione insieme, innescando una delle solite liti. In seguito però Giuseppe, dopo aver preso gli psicofarmaci (di cui faceva uso per problemi psichici) è tornato a letto a riposare: sarebbe stato in questo arco di tempo che il padre Vincenzo si è armato del fucile ed entrato nella stanza del giovane ha sparato a distanza ravvicinata i due colpi che lo hanno colpito al collo e al petto, troncandogli giugulare e carotide e portandolo alla morte nel giro di pochi minuti.

Il pensionato poi è uscito di casa, e i Carabinieri lo hanno ritrovato nei pressi di una fermata dell’autobus: in tasca aveva 825 euro e forse gli servivano per la fuga.

Il delitto si è consumato nell’ambito di una situazione familiare piuttosto problematica e disagiata: Giuseppe, primogenito di Vincenzo Raimondo e Maria Teresa Caporale, soffriva da tempo di problemi psichici: per questo motivo aveva perso il lavoro di vigile urbano in un piccolo centro del comasco. A Mariano Comense infatti si era reso protagonista di uno spiacevole episodio: era entrato in una piccola scuola per cercare un’insegnante di cui si era invaghito con un atteggiamento molto agitato e aggressivo. Per riportarlo alla calma erano dovuti intervenire i carabinieri e il sindaco, e in seguito era stato sospeso dal servizio dovendosi sottoporre ad un trattamento sanitario obbligatorio. Tornato a Campli, era stato ricoverato anche nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Teramo, ma pare che le sue condizioni non fossero migliorate. In famiglia erano frequenti le liti con l’anziano genitore: una situazione esasperata che alla fine è sfociata nel gesto estremo dell’omicidio.