GROTTAMMARE – Successo annunciato quello del concerto che la Premiata Forneria Marconi ha tenuto sabato sera al Teatro delle Energie. Evento apprezzato da un pubblico di tre generazioni festanti, misto tra chi non voleva perdersi nella memoria, chi voleva esserne testimone e chi voleva conoscerne per la prima volta il mito. Ed ecco all’improvviso tornare il fasto magico di quel tour di trent’anni fa insieme al Faber che sancì definitivamente la pace tra il rock e la canzone d’autore, che aprì la mente elettrica del cantautorato e l’anima poetica del rocker.
La grande aspettativa del pubblico è stata superata in questo concerto diviso in due parti; la prima dedicata interamente al “viaggio” per eccellenza dello storico tour con il vate De Andrè, e la seconda con una carrellata degli inestimabili successi della PFM. La musica e la poesia si prendono tutto lo spazio del teatro, assorto sulle note e le parole senza tempo di “La canzone di Marinella”, “Il testamento di Tito”, “La guerra di Piero”, la passionalità di “Giugno 73”, la tenerezza di “Amico fragile”, i ritmi festanti di “Zirichiltaggia”, “Volta la carta”, “Un giudice”.
Le voci di Franz Di Cioccio e Franco Mussida interpretano il ruolo del poeta, senza retorica di confronti, ma con la passione e l’ammirazione che si deve ad un maestro.
Eccellente anche la seconda parte del concerto, quella in cui la band presenta i suoi successi e i suoi cavalli di battaglia. E la PFM dopo tanti anni è sempre di altissimo livello e spessore: sempre viva e spavalda la figura di Di Cioccio, esemplare la tecnica chitarristica del grande maestro Mussida e incontaminata la imperturbanza professionale di Djivas.
Ed allora ecco che il Teatro si riveste degli anni ‘70 con “La luna nuova”, “Il banchetto”, “La carrozza di Hans”, “Maestro della voce”, “Suonare suonare”. E ancora, come se non bastasse il carico di amarcord, arrivano “Out of the roundabout”, “Celebration”, fino all’apoteosi finale della indimenticabile colonna sonora di quegli anni: “Impressioni di Settembre”, il classico dello spirito libero, la canzone delle canzoni che non conosce età. Per chiudere, la band tira fuori dal cilindro la canzone del Faber “Il pescatore” e finisce in bellezza – tra balli forsennati e tanta nostalgia – questa serata all’insegna di due grandi personaggi della nostra musica e che crearono quella creatura sonora magnifica, immortalata per sempre nel tour del ’78-‘79 ma aggrappata tenacemente nei propri sentimenti di un oggi riversato in uno ieri scapigliato mai sopito.
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