Samb. Alcuni commenti sulla situazione della Sambenedettese Calcio mi stanno facendo venire il mal di stomaco perchè, nella loro negatività, sono estremamente veri. Mi riferisco a chi dice che qualcosa sta morendo in questa città: un amore nato quasi settanta anni fa e che ha significato molto per tutti gli sportivi qui residenti.
Senza fare una graduatoria delle motivazioni:
ha ragione chi dice che oggi per fare calcio la passione e un buon seguito non bastano più, servono investimenti concreti a grande rischio;
ha ragione anche chi dice che, se non si ha intenzione di correrlo il rischio, sarebbe meglio non acquistare la società;
hanno ragione coloro che chiedono un rapporto più ravvicinato (senza approfittarsene come è capitano in un recente passato) tra dirigenza, tifoseria e squadra, ora racchiusa in una campana di vetro con gli atleti trattati come fossero analfabeti o irresponsabili;
hanno ragione coloro che chiedono una società trasparente in tutti i suoi movimenti e addetti ai lavori scelti con più perspicacia;
hanno ragione coloro che ritengono il comune troppo buono con il calcio e assente con altri sport ma ha anche ragione, per motivi che non sto a ripetere, chi sostiene il contrario;
eccetera.
Insomma non esiste un partito la cui ragione è assoluta. Gli si avvicina molto però quella di chi vede ambiente e società ammutoliti, con la squadra di calcio, simbolo e storia della città, ultima in classifica sull’orlo del precipizio in seconda divisione (ex C2), come se fosse una cosa normale. Prima, mica tanto tempo fa, non era così.
Sarà per questo che certi commenti dei lettori mi fanno venire il mal di stomaco? Si sta avvicinando un punto di non ritorno? Non ci sarebbe da meravigliarsi visti i passi indietro in campo turistico, amministrativo, ma se succedesse alla Samb molti piangerebbero veramente e stavolta per sempre non come quando si retrocedeva dalla serie B dopo anni di gloria. Che sarà stata anche futile, semplicemente sportiva ma sicuramente più grande di tante altre.