SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Come rimediare alle aberrazioni urbanistiche di un periodo, quello di qualche decennio fa, in cui una architettura troppo autoreferenziale ha creato quartieri dormitorio, con blocchi di cemento armato, alveari abitativi per persone sole, contesti sociali senza servizi? Insomma, quei quartieri che, senza andare nelle grandi città, possiamo vedere nel Piceno a Monticelli (Ascoli) o nella zona Santissima Annunziata?
L’architetto Stefano Serafini, vincitore con il suo team e il suo progetto “Ritmo urbano” del concorso nazionale di idee per il recupero della zona Peep Santissima Annunziata, traccia con noi le linee guida di quella che potrebbe essere l’Agraria del futuro. Trentadue anni di età, laurea in architettura ad Ascoli e master a Firenze e Roma, sta già acquisendo una ottima esperienza di lavoro non solo in Italia e questo premio sarà un vanto per il suo curriculum: «La zona Peep è isolata dal resto della città, non ha servizi adeguati, non ci sono attività commerciali. Noi abbiamo studiato il modo di riconnettere gli edifici e le persone. Abbiamo programmato un recupero bioecologico dei palazzi, con la creazione di serre solari e sistemi di recupero dell’acqua piovana, che una volta filtrata potrà essere usata per gli scarichi dei Wc. Sarebbe anche un beneficio per il vicino fosso, che potrebbe diventare una sorta di parco fluviale. In generale, abbiamo pensato a un quartiere semi autonomo dal punto di vista energetico».
Nella zona Peep c’è anche lo spazio per la realizzazione di un polo sportivo; non solo il campo da rugby in via Terracini, già previsto dal Comune, ma anche una piscina comunale. E poi il commercio. «Ai piani terra dei palazzi, per esempio in via Gronchi, abbiamo studiato tutto un sistema di piccole attività commerciali, attualmente assenti nella zona, e questa è una causa della sua non attrattività. Di certo si potrebbe pensare a una sorta di consorzio di esercenti, perché per un singolo commerciante ora il rischio di impresa è troppo alto in quella zona». Si è pensato a un asse commerciale fra le residenze, con una piastra pavimentata con panchine, verde e pergole.
LA TORRE Ovviamente i progetti che hanno partecipato al concorso di idee non hanno tralasciato le indicazioni del Comune, che per opera del consulente Luigina Zazio ha pianificato la famosa torre di 13 piani, che nelle indicazioni del concorso è stata definita come “edificio alto”. Com’è la torre progettata da Serafini e dal suo team? È un palazzo di 13 piani, realizzato all’insegna del risparmio energetico, con un sistema di palificazioni alla base, una sagoma molto particolare «studiata apposta per evitare di fare ombra ai palazzi vicini», con tanto verde nei balconi intermedi, una Spa agli ultimi piani, ovvero un centro benessere con palestra.
BUDGET Serafini preferisce non rendere noto il budget di spesa per la realizzazione del progetto “Ritmo Urbano”. «Si tratta comunque di una spesa proporzionata, non parliamo di investimenti astronomici. Ma visto che il progetto contiene molte opportunità legate al mondo delle energie rinnovabili, non sarebbe da escludere un certo interesse ad investire da parte di imprese e banche».
COSA NON FARE Durante la premiazione, il preside della Facoltà di Architettura di Ascoli, Umberto Cao, oltre a fare gli ovvi complimenti ai vincitori, ha recitato anche una sorta di mea culpa per l’intera categoria degli architetti degli anni ’70 e ’80. Ecco le sue parole: «Queste zone popolari costruite in quegli anni si sono basate su tre grossi equivoci di fondo. Il primo è stato quello di costruire le case prima ancora che i servizi e in certi casi addirittura anche le strade. Il secondo ha riguardato le dimensioni: si sono costruite “stecche” di cemento armato mentre la tendenza abitativa stava andando verso la piccola residenza. Infine c’è stato un atto di presunzione da parte di certi architetti, che sono andati troppo al di là degli assetti sociali dell’epoca, realizzando quartieri utopici, magari anche belli in sé, ma troppo sfalsati rispetto alle esigenze della socialità».

Fra i documenti allegati, il lungo servizio sul concorso di idee pubblicato sulla rivista bimestrale “Paesaggio Urbano”