MARTINSICURO – «Con l’approvazione del ddl sulla sicurezza il nostro lavoro con gli immigrati per la prevenzione sanitaria rischia di essere vanificato». Marco Bufo, coordinatore dell’associazione On The Road, in vista del dibattito alla Camera sulla norma che consente ai medici di segnalare all’autorità giudiziaria gli stranieri che chiedano prestazioni sanitarie e non siano in regola con i documenti, chiede un coinvolgimento a livello locale di tutte le associazioni di categoria affinchè venga instaurato una sorta di “patto etico” per condurre insieme una battaglia tesa a scongiurare l’approvazione della norma.

«Il ddl – prosegue Bufo – è un’operazione contro i principi dei diritti umani, del tutto insensato e irresponsabile. Si annulla il diritto alla salute delle persone straniere, ma si mettono in pericolo anche le cittadine e cittadini italiani».

La norma, già approvata in Senato e ora in attesa di discussione alla Camera, ha portato alla mobilitazione di numerose associazioni umanitarie, tra cui anche Medici Senza Frontiere, che ha promosso l’appello “Divieto di segnalazione”, mentre posizioni analoghe sono state espresse anche dagli Ordini e dai Collegi rappresentano, su base nazionale, le principali categorie di operatori impegnati nell’assistenza socio-sanitaria alle persone immigrate.

«Qualora la norma venisse approvata – ha concluso Bufo – una parte della popolazione straniera sfuggirà ad ogni tutela sanitaria, verranno incentivati e diffusi percorsi sanitari alternativi e clandestini, e si creeranno condizioni di salute particolarmente gravi poiché gli stranieri non accederanno ai servizi se non in casi di estrema emergenza. Una situazione che si ripercuoterà inevitabilmente sulla salute collettiva, con il rischio ad esempio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili che non potranno essere arrestate sul nascere».

Negli ultimi otto anni On The Road ha contattato circa ottomila persone vittime della tratta di esseri umani, tremila dei quali hanno usufruito di assistenza sanitaria, trovando risposta anche quando ci sono stati casi di persone straniere non in regola con i documenti. L’associazione pertanto si augura che il personale dei servizi sanitari di Marche e Abruzzo dimostri di saper reagire, anche con l’obiezione di coscienza, ad una scelta che sancisce la caduta del principio del segreto professionale e impedisce la tutela del paziente come essere umano indipendentemente da ogni altra considerazione.