dal settimanale Riviera Oggi numero 761
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – È già tramontato il sole quando incontriamo, in una giornata qualunque di una fredda settimana di gennaio, il regista e attore teatrale Alfredo Amabili. In un bar del Paese Alto, davanti a un caldo caffè, iniziamo a parlare di teatro, il suo teatro, di cinema e di San Benedetto, la città in cui Amabili è nato e in cui è tornato dopo diverse esperienze artistiche nella capitale.
Classe 1954, Amabili nasce proprio nel vecchio incasato, in una di quelle tante vie che attraversano il ventre di San Benedetto trasportando ancora antichi sapori, voci urlate e tradizioni solo accantonate. A 20 anni parte per Roma dove studia e si dedica al cinema. Torna a San Benedetto ed è subito teatro: sopra e sotto il palcoscenico, su una cattedra, tra maschere e vecchie poesie di Bice Piacentini.

Come nasce la passione per la recitazione?
«È stata sempre con me, sin da piccolo. Ero un bambino e dicevo che volevo fare l’attore, poi sono cresciuto, ho lasciato tutto e mi sono trasferito a Roma, contro il volere dei miei genitori, per seguire corsi ed “entrare nell’ambiente”. Da lì sono iniziate le mie prime esperienze cinematografiche, come “La Certosa di Parma” di Mauro Bolognini o “La belva col mitra” diretto da Sergio Greco.
In seguito, dopo un periodo lavorativo non molto soddisfacente sono tornato a San Benedetto, anche perché mi mancava la mia città e qui ho iniziato a fare corsi di teatro nelle scuole del territorio».

“Natale al Borgo”, la rassegna di teatro dialettale di strada, nasce con te e anche grazie a te. Una manifestazione che ti impegna da tredici anni…
«Sì. Quest’anno pensavo che non saremmo riusciti a realizzarla. Io mi trovavo in Spagna, sono tornato il 23 novembre. In 20 giorni abbiamo dovuto preparare tutto. Il tempo stringeva parecchio, per questo motivo gli attori che hanno recitato nell’ultima edizione erano solo quelli della compagnia teatrale Ribalta Picena. Appena li ho chiamati, hanno accettato e in pochissimo tempo hanno preparato tutto. Per le prossime edizioni ci sarà più preparazione, bisogna iniziare a pensarci già da ora».

Quali progetti stai portando avanti in questo periodo?
«Numerosi. Continuo a insegnare nelle scuole elementari e medie e continuo a fare spettacoli con la Ribalta Picena con cui il 23 marzo porterò in scena uno spettacolo scritto da Vittoria Giuliani, al teatro San Filippo Neri. Inoltre attualmente ho un paio di progetti in Spagna, riguardanti sia il cinema che la televisione».

Riesci a vivere solo con quest’attività?
«No, non si riesce. Numerosi lavori li faccio anche gratis per amicizia e per passione. Ogni tanto rimpiango di non avere un lavoro che mi occupa otto ore al giorno e che prevede lo stipendio fisso il 27 di ogni mese. Ma poi l’amore per questo mestiere è più forte e mi ritengo soddisfatto così. Sono un eterno Peter Pan che non crescerà mai».

Cosa pensi della realtà teatrale locale?
«Ci sono delle belle realtà nel territorio, manca però sinergia tra i vari gruppi. Si potrebbero fare progetti importanti per valorizzare la nostra città se solo si riuscisse a collaborare insieme con umiltà».

L’amministrazione comunale dà spazio alla cultura teatrale del territorio?
«L’assessore alla Cultura Margherita Sorge è una donna molto attenta e disponibile, così come il sindaco Gaspari. Quest’amministrazione, per ciò che mi riguarda, ha fatto molto. Alla Ribalta Picena ha addirittura lasciato inaugurare il teatro Concordia lo scorso marzo con la messa in scena della commedia Lu suldate spaccò».

C’è un’opera che avresti voluto portare in teatro ma ancora non ci sei riuscito?
«Nozze di Sangue di Federico Garcia Lorca, un drammaturgo che adoro. È una tragedia molto particolare e intensa che spero di realizzare a breve».