SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il 27 aprile l’Amministrazione dovrà comparire davanti al Tribunale di Ascoli per rispondere ad una richiesta di risarcimenti danni (si parlerebbe di alcune decine di migliaia di euro, se non di più) intentata dalla proprietà della Galleria Piunti. Sarà l’avvocato Mauro Calvaresi a rappresentare la parte privata.

Il consigliere di minoranza Pasqualino Piunti, che a suo tempo aveva denunciato il contenzioso, rileva: «Se la richiesta dovesse essere accolta non accetterò che a pagare siano i cittadini ma tutta la Giunta in solido visto che la delibera di rescissione fu votata all’unanimità».

Ma andiamo ai fatti. Nel 2008 la Giunta Comunale, in seduta plenaria, decide con votazione unanime di rinunciare alla “servitù di passaggio pedonale pubblico” all’interno della Galleria Piunti, che collega le centrali via XX Settembre e via Crispi. Tra i motivi il fatto che le obbligazioni patrimoniali assunte dalla passata amministrazione, avendo un contenuto indeterminato sono divenute, in sede di esecuzione, “troppo onerose”.

Inoltre, la prolungata chiusura della galleria protrattasi dal 2004 al 2008 (causa lavori di ristrutturazione) lascia presupporre che di fatto, recita la delibera, “non vi è una effettiva necessità da parte della collettività di utilizzare detto passaggio”. A quel tempo il consigliere del Pdl definì «assurda» la delibera.

L’ex vice sindaco smentì la poca utilità pubblica ricordando come furono proprio gli abitanti e commercianti di via Crispi con una raccolta di firme, a richiedere presso l’allora amministrazione Martinelli, di addivenire ad una “transazione” con la famiglia Piunti riguardante la “servitù per passaggio” della galleria omonima che dalla strada in questione permette l’accesso a via XX Settembre.

Nella firma della stessa, avvenuta il 2 gennaio del 2001, tra gli estremi dell’accordo si stipulava, tra l’altro, che il Comune si impegnava a corrispondere annualmente una somma di 3.360 euro per la pulizia del passaggio e 17.295 euro per il rifacimento della pavimentazione. «Se veramente non hanno i soldi -continua Piunti – basta che ad occuparsene sia la PicenAmbiente. Ma quando si tratta di comprare un divano da 9 mila 500 euro non si bada a spese».

Pasqualino Piunti precisa come il suo cognome non sia in alcun modo legato a quello della proprietà ma che si tratta di un semplice caso di omonimia.