ASCOLI PICENO – Dall’assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Piceno, Olimpia Gobbi, riceviamo e pubblichiamo.

A leggere certi interventi “politici”, pare di essere tornati ai tempi in cui artisti ed intellettuali erano considerati “nani e ballerine”, semplici strumenti di richiamo da piegare alle volgarità dei giochi di potere. Tullio Pericoli e Neri Marcorè hanno aderito ad un appello, che tutti hanno potuto leggere, in cui si riconosceva la validità del progetto di sviluppo locale, fondato sulla qualità ambientale, paesaggistica e socioeconomica, impostato e portato avanti dall’Amministrazione guidata da Massimo Rossi. Non a caso essi hanno messo generosamente a disposizione le loro competenze proprio perché in quel progetto trovano contenuti e metodi innovativi di alto valore culturale che appartengono alla loro sensibilità e alla loro visione del mondo. E’ per questo, ad esempio, che Tullio Pericoli ha offerto l’immagine – simbolo del festival “SaggiPaesaggi” senza nulla chiedere in cambio.

Gli emendamenti presentati da alcuni consiglieri del Pd puntano complessivamente a tagliare 190.000 euro sul Bilancio della Cultura: questo significherebbe annientare la nostra progettualità costringendoci a non sostenere più le biblioteche, le reti dei Musei, le formazioni bandistiche e corali, le attività delle associazioni e degli enti locali e, ovviamente, a non realizzare la mostra su Pericoli e il festival “Saggi paesaggi”. Oltretutto dovremmo così restituire i cospicui finanziamenti già assicurati per questi ultimi due eventi, proprio perchè di particolare importanza per l’economia del territorio, ad iniziare da quelli erogati dalla Fondazione Carisap e dalla Regione.

E tutto ciò utilizzando la demagogia del “dare risorse a chi non ha lavoro”, come se la Cultura non creasse occupazione. Lo si vada a spiegare a tutti coloro che operano nella gestione dei servizi museali, teatrali, nell’accoglienza alle mostre, nei servizi bibliotecari e archivistici, nei servizi complementari (dell’”indotto”, direbbero gli economisti) come quelli di stampa, distribuzione del materiale, di comunicazione: tutto questo non è lavoro? Da un rapido calcolo basato sui progetti realizzati dall’assessorato alla cultura nel 2008, per fare qualche esempio, solo la mostra su Osvaldo Licini ha impegnato 10 operatori per 2658 ore di lavoro mentre grazie ai progetti attuati per il “Museo diffuso” (Musei della Cartiera Papale, Musei Sistini, Musei Piceni, Expò della Scienza di Ascoli e Montelparo, ecc.) hanno potuto lavorare 62 operatori per un totale di 7.907 ore. Che però per qualcuno, evidentemente, sono un sacrificio accettabile, visto che con i tagli proposti non si potrebbe realizzare più nulla.

Sempre quel qualcuno dovrà anche spiegare, visto che si vuol rinunciare ad un evento di visibilità nazionale quale la mostra di Pericoli, se ciò aumenterà o diminuirà l’attrattività del territorio: o anche l’economia del turismo è effimera e non produce occupazione?