dal settimanale Riviera Oggi numero 760 in edicola
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dura la vita per l’ormai ex segretario generale del Comune, dottor Roberto Vita.
Da moltissimi definito professionista molto serio e persona competente e umana, negli ultimi mesi non è stato visto di buon occhio dal vertice dell’amministrazione comunale, cioè dal sindaco.
I fatti, per quanto noto, dicono questo. Nello scorso luglio, Vita solleva ufficialmente delle perplessità di metodo verso la seconda fase della riorganizzazione del personale e degli uffici del Comune. E Gaspari gli fa arrivare una contestazione di addebito disciplinare ritenendo non giustificati e non pertinenti i suoi rilievi.
A ottobre, il bis. Vita muove altre contestazioni in merito a presunti errori nel pagamento delle parcelle dell’avvocato del Comune, Marina Di Concetto. Gaspari risponde con un secondo addebito disciplinare a carico di Vita.
Sulle contestazioni mosse da Vita non possiamo entrare nel merito. È cronaca che egli le abbia fatte. Un consigliere comunale di opposizione (Bruno Gabrielli, Forza Italia), ha spedito gli atti in suo possesso alla Corte dei Conti, che vaglierà il tutto. Come ogni cittadino, poi, attende una risposta dal sindaco alla sua interrogazione presentata in settimana.
Cos’è un segretario generale di un ente pubblico? È un importante funzionario amministrativo, una sorta di notaio del Comune con compiti di controllo interno degli atti. Ma siamo in Italia, e le leggi fanno sì che un controllato può avere potere di ”vita” o di “morte” professionale sul controllore.
Già, perché nei Comuni italiani i sindaci hanno potere di revoca sui segretari generali.
Potrebbe sembrare un tema lontano dall’interesse dei cittadini, una diatriba a colpi di atti dentro il chiuso impenetrabile del Palazzo. Riteniamo che non sia così per due motivi. Uno riguarda la cronaca. Recentemente Cgil, Cisl e Uil hanno presentato una denuncia formale al Tribunale del Lavoro di Ascoli contro il sindaco Gaspari, accusato di comportamento antisindacale. Un fatto a suo modo “storico”, considerato che Gaspari è pure un ex sindacalista.
In secondo luogo, c’è una deduzione a cui arrivare. In Comune c’è malessere fra i dipendenti. E nelle aziende dove c’è malessere, si lavora svogliati. Con molta probabilità, perciò, si lavora anche male. Questo è sufficiente per suscitare l’interesse dei cittadini contribuenti?
E gli assessori, che dicono?