SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Fulvio D’Adderio si presenta in sala stampa in giacca e cravatta: «Ordini di mia moglie: vestiti bene». Questo la dice lunga sull’umore del dopo partita e su di un risultato che meglio non poteva battezzare l’inizio della sua avventura in rossoblu.

Poi, sul fatto che tutti parlano del nuovo spirito della squadra, aggiunge quasi laconico: «Non so come era prima perché non c’ero e la Samb non l’avevo seguita così tanto. So solo che le partite vanno giocate fino al centesimo minuto. Questa è la prima cosa che ho detto ai ragazzi. Per il resto l’avversario non era né speciale né di basso profilo. Noi dovevamo fare la nostra partita e basta».

Chiesto di spiegare il perché abbia tirato il secondo rigore Andrea Carozza e non Cammarata rileva: «Ne so quanto voi. Noi abbiamo un nostro rigorista ma può anche succedere che chi ne ha il compito proprio in quel preciso momento non se la senta di tirarlo ed allora ha fatto bene Carozza ad assumersi subito la responsabilità. Se avesse fatto anche gol saremmo tutti qui ad elogiarlo. Ma non si sbaglia solo se non si fa nulla».

E la scelta di lasciare in panchina Davide Moi?: «Voglio chiarire una cosa. Io la domenica mattina non sto a pensare chi lasciare fuori. Caso mai è il contrario, ovvero chi far giocare. Oggi l’undici era questo. Lo stesso discorso vale per tutti gli altri, compreso la scelta di schierare Marconato al posto di Dazzi»

Eppure qualcosa di nuovo avrà apportato a questa squadra: «E come facciamo a vederlo in appena una settimana? Invece voglio ringraziare ufficialmente il pubblico che ci ha dato una grossa mano, specie nel momento di maggior difficoltà quando eravamo passati sotto di due gol. Ed anche il mio predecessore Enrico Piccioni per avermi lasciato un undici con una buona inquadratura».

Ma quali sono le priorità sulle quali andrà a lavorare in questi quindici giorni di pausa? «Se mi metto ad elencarle tutte facciamo notte. Dobbiamo crescere su palle inattive, geometrie sia in attacco che in difesa, sostegno a chi ha la palla e via dicendo. Movimenti ad elastico come quelli che faceva Siringano nel secondo tempo. A proposito, dicevano che Cammarata era un giocatore finito: allora mi auguro che continui ad esserlo».

Dal canto suo Bruni, che oggi sostituiva Remondina squalificato, non cerca molte attenuanti per la sconfitta: «Sapevamo di affrontare una squadra che avrebbe giocato la partita della vita. Prima del campo, pesante fino all’inverosimile, penso ci abbia penalizzato un po’ l’esperienza, tenuto conto che siamo una squadra giovane. Comunque tutto si è deciso sul finire del primo tempo quando, per alcune nostre grosse ingenuità, abbiamo rimediato due rigori contro nel giro di pochi minuti. Una squadra con programmi come la nostra in quei frangenti deve fare di meglio».