SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Questa volta ho accusato il colpo, è come se mi avessero pugnalato alle spalle». La Samb si gioca, così, Francesco Ferrini, uno dei calciatori più ben voluti dalla tifoseria pur in questo anno nero, il giocatore che ha accettato per l’intero girone di andata di occupare il ruolo di terzino e che ora, invece, viene estromesso “per scelta tecnica” dal disputare, finalmente, una gara da centrocampista.

Ferrini scrive quelle parole nella sua pagina di Facebook, e, alla faccia delle costrizioni della società di mettere il bavaglio ai calciatori nei confronti della stampa, sono parole che fanno capire quanto Ferrini sia amareggiato per una scelta incomprensibile. Perché, oltretutto, tra i convocati c’è un ragazzino diciassettenne, figlio dell’attuale direttore sportivo Evangelisti, e quindi, barattare Ferrini (uno che si è sacrificato un girone intero in un ruolo non suo) per un ragazzino quanto meno favorito da questa stretta parentela (lo dimostra il fatto che è entrato nell’orbita della prima squadra da quando il padre è diventato d.s.), significa far saltare tutti gli equilibri dello spogliatoio, significa considerare la Samb una squadretta da oratorio, significa non avere rispetto della tifoseria, della storia rossoblu, di nulla.

In una società attenta, quale purtroppo la Samb non è più, un presidente, dopo questa decisione, esonererebbe in itinere, già sulla strada per Crema, l’allenatore, e chiamerebbe a rapporto il direttore sportivo (mentre i giovani virgulti interessati sarebbero ceduti in prestito in Serie D o Eccellenza, come da tempo da noi suggerito) e non per la contestazione della “scelta tecnica” (che può starci) ma per gli evidenti intrecci di interesse che, oramai, non possono più essere sottaciuti e, crediamo, dovrebbero essere evidenziati dagli stessi calciatori del vecchio gruppo, quello costruito tra l’anno scorso e questa estate.

Ottavio Palladini, ad esempio, dovrebbe avere il coraggio di dire pubblicamente come ci si sente dentro lo spogliatoio con un allenatore confermato (nonostante molti silenziosi e silenziati mugugni) dopo cinque sconfitte consecutive e scelte di questo genere assolutamente incredibili. Perché, certo, Ferrini non ha la maglia titolare cucita addosso, ma crediamo che la riconoscenza debba esistere per un calciatore come lui, da portare in panchina se anche non al massimo della forma (ma naturalmente non è il caso di “Ferro”: lui resta a casa per altri motivi).