Legrottaglie. Hanno fatto e faranno discutere molto le parole del difensore juventino riportate oggi sulla Gazzetta dello sport: «Sapevo già che sarebbe successo, è una profezia della Bibbia. Il popolo di Israele era quello prediletto da Dio. Ma non l’ha riconosciuto e ora ne sta pagando le conseguenze». Parole dure, concetti molto, troppo forti che lo stesso Legrottaglie ha ridimensionato nel giro di poche ore. La redazione del giornale (sicuramente il migliore di tutti nell’ambito sportivo), invece di ammorbidire parole dette con superficialità ha calcato la mano anche con il titolo: «Israele non riconobbe Dio, ora paga». Di seguito all’articolo un corsivo per stigmatizzare giustamente le parole del calciatore.
Mi domando: vista la gravità delle affermazioni dello juventino non era il caso, specialmente in questo momento, di smussare le parole pronunciate ingenuamente e fare un titolo che identificasse meglio i suoi pensieri o dubbi, che sono quelli di molti uomini nell’immaginario religioso popolare ma che non vanno confusi con antisemitismo (superstizione secondo la quale tutti gli ebrei sarebbero responsabili della condanna a morte di Gesù) o di xenofobia (diffidenza e l’ostilità verso lo straniero, il diverso). Io credo, al di là delle spiegazioni date oggi, che Legrottaglie volesse semplicemente dire che il popolo ebreo sembra condannato ad una continua migrazione e ad eterne sofferenze come si racconta, appunto, nella Bibbia e come racconta la storia antica, moderna e l’attualità.
Con quel titolo e quelle frasi da integralista si è fatto passare il calciatore per un bigotto o peggio per un uomo plagiato da qualcuno. E’ facile capire che così non è. Anche da parte di chi non lo conosce personalmente.