SAN BENEDETTO DEL TRONTO- L’incidente mortale nel quale ha perso la vita il pensionato Erminio Cerreti ha riportato tragicamente alla ribalta la necessità di interventi strutturali per limitare le cause di incidenti in alcune delle arterie cittadine.

Le cause specifiche dell’ultimo tragico evento sulla statale 16 in zona Ragnola sono tutt’ora al vaglio delle autorità sotto la direzione del sostituto procuratore Carmine Pirozzoli. Tuttavia l’estrema pericolosità di questa arteria intensamente trafficata è stata segnalata non più di un mese fa da uno studio commissionato dall’Ufficio tecnico del Traffico del Comune al Professor Francesco Canestrari, docente universitario presso l’Università Politecnica delle Marche, esimio esperto in materia.

Dai dati relativi alla statale adriatica risultava che, dal 2004 al 2009, vi si sono verificati in media circa 160 incidenti all’anno di cui almeno 500 feriti e tre morti nel solo 2006. I punti considerati più pericolosi in assoluto erano tre, uno dei quali ha confermato questa triste fame nell’ultima tragedia: gli incroci all’altezza della chiesa San Filippo Neri nell’omonimo quartiere, quello dove via Mattei sbocca in via Nazario Sauro (SS16) a Porto d’Ascoli davanti alla sede della Banca Toscana  e l’uscita dello svincolo per la superstrada a Ragnola.

In tutti e tre i punti, sin dall’Amministrazione Martinelli, si era ritenuto opportuno realizzare altrettante rotatorie. Di queste solo l’ultima menzionata ha visto la sua realizzazione. Per le altre? Settimio Capriotti, attuale assessore alla Viabilità, rileva:«Le altre due sono in progetto e non esiste dubbio sulla utilità del loro impiego. Ora speriamo anche di riuscire a reperire i fondi necessari almeno entro l’anno».

In altri termini, non ci sono i soldi. A questo punto non possiamo non condividere il giudizio di molti nostri lettori i quali, nei loro commenti, fanno rilevare come certe priorità andrebbero riviste, non ultimo la “supermediatica” riqualificazione del Ballarin sbandierata a suon di milioni. Quando ne basterebbero poche centinaia di migliaia per contribuire a salvare qualche vita.

Oppure, come tiene a sottolineare Giorgio Panichi, presidente del comitato di quartiere Porto d’Ascoli Centro:« Alla fine è sempre una questione di soldi. Ma se i fondi non ci sono  si possono adottare altri provvedimenti meno onerosi e di immediato impiego. Non sta a me suggerire quali. Ci sono fior di tecnici a disposizione. Dico solo che, di questo passo, mentre si continuano a fare studi qualcuno muore. Un esempio? Via Scarlatti, tre morti in un anno e neanche l’ombra di un dosso».