SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Operazione “Capitone sicuro”, in città è stato sequestrato un quarto delle 160 tonnellate di prodotti ittici finiti nel mirino della Capitaneria di Porto di Venezia che ha diretto l’azione a livello nazionale.

A San Benedetto del Tronto sono state sequestrate 42 tonnellate di pesce congelato scaduto e in cattivo stato di conservazione.

L’operazione in generale ha preso di mira la commercializzazione di pesce avariato, pesce conservato venduto come fresco e pesci asiatici venduti come nostrani. L’operazione è stata illustrata martedì dal ministro delle Politiche agricole e alimentari Luca Zaia insieme all’ammiraglio Raimondo Pollastrini, comandante generale della Capitaneria di porto-Guardia costiera.
L’ASSESSORE CAPRIOTTI TRANQUILLIZZA Secondo l’assessore alle Politiche del mare Settimio Capriotti «il mercato ittico comunale è una garanzia di legalità per quanto riguarda la commercializzazione del pesce, dal momento che tratta soltanto pesce appena sbarcato, sul quale vengono effettuati controlli incrociati, con diverse modalità».

«Nel 2007 San Benedetto si è confermata primo mercato in Italia per il pesce bianco, con oltre 12 milioni di euro di controvalore trattato», prosegue l’assessore. «Questo primato, che verosimilmente verrà confermato per il 2008, è interamente sotto il segno della correttezza e della legalità. Non possiamo invece sapere cosa accada a valle della catena commerciale, da parte di una minoranza di operatori. Ma paradossalmente, proprio i sequestri di questi giorni sono l’altra grande tutela per chi compra il pesce al mercato o lo mangia al ristorante, perché contrasta le irregolarità, e rappresenta un forte segnale deterrente per chi ne progettasse di ulteriori».

«I turisti che già conoscono San Benedetto», conclude Capriotti, «conoscono anche la qualità del pesce che caratterizza il nostro territorio, come una tradizione derivante dall’identità stessa di questa città. L’Amministrazione comunale plaude alla repressione di questi fenomeni, a beneficio della grande maggioranza degli operatori, che lavora onestamente e duramente, sopportando restrizioni di altro tipo, come il fermo biologico in estate, che riteniamo possa essere organizzato in maniera più soddisfacente per tutti. A tutela di tutto il mondo che ruota attorno alla pesca cerchiamo di fare la nostra parte su questo e su altri punti. L’azione delle forze dell’ordine è un preziosissimo aiuto sul versante della repressione e della stessa tutela della nostra immagine, faticosamente costruita negli anni».
I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE NAZIONALE Nell’operazione Capitone, definita «la più importante a protezione del consumatore sul mercato ittico», dal 12 dicembre sono stati impiegati 2 mila uomini, sono stati effettuati 6.677 controlli e scoperti 588 reati e illeciti amministrativi. Di questi, 61 riguardano frodi in commercio, 25 i casi di sottomisura del pescato, 70 quelli legati al cattivo stato o alla cattiva conservazione del pesce. Le sanzioni amministrative comminate ammontano a poco meno di 700 mila euro. A Napoli sette persone sono state arrestate per tafferugli contro le forze dell’ordine.

Il pesce era pronto per finire sulle tavole per i cenoni di fine d’anno. C’è di tutto nel maxi sequestro: filetti di Pollack d’Alaska spacciati per merluzzo, filetti di molva commercializzati come baccalà, totani del Pacifico congelati venduti come calamari, vongole vendute come veraci con etichette falsificate e già stampate provenenti da una ditta romana. Sono stati poi sequestrate seppie, totani, calamari, importati dall’oriente e venduti come nostrani e tonnellate di mitili allevati in zone proibite. «Abbiamo controllato l’intera filiera con una particolare attenzione ai magazzini di stoccaggio del pescato, alle grandi catene di distribuzione e ai mercati ittici, punti nevralgici per la diffusione capillare dei prodotti», ha spiegato l’ammiraglio Pollastrini.

PESCE TRASPARENTE L’operazione chiamata «Pesce trasparente» ha invece interessato in particolare la zona di Napoli, dove è stato sequestrato un quarto (circa 35 tonnellate) del totale del pesce ritirato in Italia: solo in un mercato, dove ha influenza un noto clan camorristico, sono stati sequestrati 400 chili di pesce senza tracciabilità, pronto per essere venduto al dettaglio. A Bari sono state sequestrate 54 tonnellate, in Emilia Romagna a Porto Garibaldi sono stati sequestrati in alcune note pescherie circa 800 kg. Colpiti anche i porti di Goro (Fe), Cattolica (Rimini) e Cesenatico (Forlì-Cesena).