MONTEPRANDONE – Il “terremoto” originato dalla rinuncia del sindaco in carica Bruno Menzietti a partecipare alle primarie per la scelta del candidato del Pd alla poltrona di sindaco,  a seguito di critiche espresse sulla capacità della sua persona a sfidare l’altro concorrente, anche lui ex sindaco di Monteprandone, Orlando Ruggieri, rischiano davvero di mandare in tilt il Pd monteprandonese, e non solo.
Proprio Ruggieri, infatti, che è anche presidente provinciale del Partito Democratico, minaccia clamorosamente di rinunciare alle primarie (anche se in data odierna ha depositato le firme richieste e la somma di 10 mila euro necessaria) e di candidarsi indipendentemente da eventuali altri sfidanti (si legga: l’attuale coordinatore comunale Stefano Stracci).
«Se non si rispettano le regole, le primarie rischiano di avere un effetto dirompente e spaccare il partito» spiega Ruggieri.
«Intendo esprimere solidarietà umana e politica al sindaco Menzietti, innanzitutto – continua l’ex onorevole – La sua capacità non deve andare dispersa, e, se diventerò sindaco, si troverà un modo per evitarlo». Ma le parole di Ruggieri sono infuocate rispetto ai compagni di partito del Pd: «Vorrei sapere chi e perché ha convocato la riunione del partito sabato scorso, senza però chiamare tutti gli iscritti: a me, e ad altri del mio gruppo, non è giunta comunicazione alcuna. Inoltre, mi chiedo come componenti del gruppo di garanzia per le primarie, come Piero Paniccia, potessero essere presenti ad un incontro che, di fatto, si è tramutato in una sfiducia al sindaco in carica».
Durante l’assemblea, infatti, Menzietti ha lamentato che iscritti e persino consiglieri avrebbero preferito, come sfidante di Ruggieri, Stracci all’attuale sindaco, che, a quel punto, ha preferito rifiutare qualsiasi competizione.
«C’è una considerazione banale: io porto la rogna?» ironizza Ruggieri: «Non capisco perché il gruppo degli ex diesse monteprandonesi, presenti nel Pd, consideri la mia candidatura non del Partito, nonostante io sia presidente provinciale, ma quasi da estraneo: questo conferma l’esistenza di una fronda a me contraria, inammissibile». Ruggieri, dunque – già sindaco dal 1994 al 2004 – chiederà l’intervento dei vertici del Pd (ha già parlato con il segretario provinciale Gionni): «Stracci, da coordinatore comunale e quindi arbitro, non può diventare parte in causa, oltretutto silurando in quel modo poco onesto il sindaco in carica, una persona di 62 anni dalla quale mi può dividere la storia politica, ma non il rispetto e l’amicizia».
Sull’assemblea di sabato, Ruggieri afferma che «si tratta di un episodio grave che getta un’ombra sulle primarie, proprio per la mancanza di imparzialità di chi, come Paniccia o anche il vicesindaco Bordoni, tesoriere delle primarie, è corresponsabile di certe scelte».
L’ex primo cittadino fa notare che, mentre «giustamente Menzietti non è stato mai attaccato sul programma e sulle cose fatte; in quella sede, però, pare che nessuno lo abbia difeso di fronte ad un attacco soltanto personale, che conferma la mia idea di cambiare le regole, di aprire alle persone capaci e non alle piccole “chiese” partitiche».
Quindi Ruggieri chiede al partito di bloccare Stracci («è giovane e avrà modo di capire dove ha sbagliato»); nel caso in cui non avvenisse, ecco che si rifiuterebbe di parteciparvi, e andrebbe avanti con una propria lista civica, sempre interna al Pd, cercando accordi programmatici con quanti volessero condividerla: «Ipotesi che vorrei scongiurare per non spaccare il partito».
«Purtroppo si tratta di balletti poco edificanti – conclude Ruggieri – Gli avversari politici vanno rispettati e non eliminati: invece qui c’è l’arroganza di un gruppo che ha chiesto ad un signore di stile come Menzietti di farsi da parte. Devo inoltre dire che tutti i sindaci della Vallata del Tronto, sono ex Ds, mentre io e Menzietti veniamo dalla Margherita: penso che per gli equilibri interni del Pd non vada omesso questo particolare».