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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Samb-Pro Patria sarà ricordata anche come una gara in cui, nella panchina dei rossoblu, erano presenti due diciassettenni, entrambi con un diretto grado di parentela con due tesserati della Samb, nientepopodimeno che l’allenatore Piccioni e il direttore sportivo Evangelisti.
Una situazione surreale, che, in un ambiente, appunto, meno surreale, richiederebbe il pronto intervento del presidente. Perché, immaginate di essere calciatori in una squadra dove in panchina finiscono due diciassettenni, bollati, inevitabilmente e al di là del loro valore, come raccomandati nel silenzio dello spogliatoio. è chiaro che gli equilibri vanno a farsi benedire (e qui ricordiamo le parole di Palladini in sala stampa: «Nessuno mi ha chiesto quello che penso sulla crisi della Samb, ma se me lo chiedessero, lo direi»).
La società, invece, osserva impassibile, e anzi manda il novello diesse Evangelisti a parlare con i tifosi e poi con la stampa, per dire: «Piccioni non si tocca». Tutto questo è inspiegabile e anzi rischia di spiegarsi con il latente conflitto di interessi che vede immischiati proprio Ds e allenatore.
Che dovrebbero essere i primi, proprio per il bene dei loro figli, a chiederne l’allontanamento dalla prima squadra e la cessione in prestito in Serie D, o altrove, per provare a farsi le ossa. La società non perderebbe il capitale.
Evangelisti e Piccioni sono uomini di calcio, e sanno bene che una squadra non può tollerare certi atteggiamenti alla lunga, e domenica ce ne è stata la dimostrazione. Il diesse parla di “nuova” organizzazione, più professionale, e gli crediamo perché è persona capace ed esperta. Tuttavia, deve impegnarsi personalmente anche a risolvere questa delicata questione, perché gli interessi personali suoi e del riconfermato allenatore nulla hanno a che spartire con quelli della Samb, ed è quindi meglio evitare che a pensar male ci si azzecchi, come spesso avviene.
Riguardo la società, i Tormenti non stanno facendo una grande figura: in questo momento dovevano battere i pugni sul tavolo e far capire chi è il capofamiglia. Invece, sembrano aver delegato ad Evangelisti (che vorrebbe portare Dionigi a San Benedetto: ma non è in contraddizione con i tre anni di piccoli passi, così come i due nuovi stipendi – Evangelisti e prossimamente Furlan? Ma che strada si prende, all’improvviso?) tutte le scelte. Senza considerare che l’ombra di un certo Pieroni aleggia sempre nelle chiacchiere da bar: che c’è di vero? Con l’arrivo di Evangelisti le carte sono state del tutto scoperte? C’è il rischio che la proprietà rossoblu venga ceduta, di nuovo, in mani non “indigene”, mentre, a noi risulta che Tormenti nelle scorse settimane – come da lui confermato – aveva incontrato imprenditori locali, dallo stesso presidente definite «persone serie».
A questo punto anche la posizione di Piccioni, difeso oltre il difendibile, va chiarita: è un allenatore oppure un anello della catena che da Tormenti, pian piano, è arrivata o sta arrivando  a Pieroni? E questo suo esser tramite sarebbe compatibile con la sua posizione da allenatore? Domande che non avranno risposte ufficiali, ma che, si spera, nel chiuso delle stanze di Viale dello Sport, porteranno ad una seria riflessione sul futuro rossoblu. Che la Samb non sia merce di scambio.