SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Metti una chiacchierata conviviale con due personaggi storici dell’industria turistica sambenedettese. Metti la forza della teoria, la coloritura dell’aneddoto, l’esperienza di chi sa di avere meriti acquisiti sul campo, che la storia cittadina gli riconosce unanimemente.
Eccoli qua, l’ingegner Pietro Laureati ed Ivano Pennesi, presidente e direttore dell’Azienda di Soggiorno fra gli anni ’70 e gli anni ’80. Seduti a cena, per raccontare e parlare del presente, con i giornalisti che aspirano a essere opinion makers di questa città e con il presidente di una nuova associazione, la Pro Loco, che vuole diventare un pensatoio e una fucina di iniziative per San Benedetto e per la sua immagine.
Eccoci alla corte di Marco Calvaresi, dunque, per una chiacchierata con Laureati e Pennesi sui tempi in cui c’era la tassa di soggiorno, introito per il Comune che proveniva anche da chi risiedeva nelle case private, nonché strumento di rilevazione delle presenze turistiche. Quando non c’era la crisi e si soggiornava giorni e giorni, in città.
Quando Pennesi e Laureati tenevano i rapporti con l’organizzazione capitolina della Tirreno-Adriatico, “trattando” con regista e operatori televisivi le inquadrature migliori e le panoramiche dall’elicottero sul paradiso piceno delle palme. Quando ci volevano l’arte della diplomazia, la pragmaticità del compromesso, sale in zucca e velocità cortese, per vincere la battaglia con l’operatore televisivo che ti minacciava di inquadrare solo le gambe dei ciclisti o con l’ingegnere della casa automobilistica tedesca che per questioni epidermiche ti mandava all’aria una prima mondiale per un’ammiraglia perchè lo disturbava il rumore notturno della ferrovia. Succedeva anche questo.
La promozione del territorio nelle fiere di settore e il potenziale turistico di vini, cibo e pesce fresco non sono scoperte di adesso. Lì si faceva marketing dal vivo, racconta Pennesi. Si andava a Dusseldorf alla fiera del turismo e al suo pazzo Carnevale, si regalava il vino piceno, si facevano conoscenze che l’estate seguente diventavano vagonate di biondi visitatori appassionati di panocchie al punto di mangiarle integralmente.
Si andava anche a litigare, magari con funzionari dall’accento anconetano che dalla Regione volevano accentrare solo su di loro l’onere e l’onore della promozione.
«Più volte erano liti nere. Non si poteva lasciare la promozione alla Regione, perché avrebbe privilegiato Ancona e Pesaro», racconta Pennesi.
E negli anni ’80 ci fu un’altra iniziativa destinata a lasciare il segno. Per due estati l’Azienda di Soggiorno organizzò dei bus nei quali i turisti potevano gustare la bellezza dei percorsi mare-monti. In bassa stagione e quando pioveva. E persino bus per i più giovani fino alle discoteche. «Li interrompemmo – racconta Pennesi – perché c’erano dei tossicodipendenti che infastidivano gli autisti, di notte».
E poi prendete le palme. Pennesi e Laureati raccontano: «Facemmo uno dei primi esperimenti per vedere quali erano le specie che attecchivano meglio, e lo facemmo nel tratto fra il Kontiki e l’Antares».
Una ricetta per il futuro da parte dei due vecchi amici che, of course, si danno reciprocamente del lei ancora dopo tanti anni? «Va bene internet, va bene il marketing, ma la gente che viene a San Benedetto in fondo vuole sempre quello. Mangiare, divertirsi, spendere poco, in un ambiente cortese e familiare».
Capita l’antifona?
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